TIRzan e i processi sommari. A cura di Fabrizio Piras

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Beh sì, confesso. Faccio outing.
Spesso faccio finta di nulla e mi metto al di sopra delle parti come un intellettuale.
“Ti piace il calcio?”
“Chi a me? Ma che scherzi? Che mi frega!”
Solo perché la mia squadra del cuore solitamente è una compagine di brocchi, almeno da un ventennio. Però una squadra del cuore, calcisticamente parlando, ce l’ho eccome. E rosico di brutto. Milita in serie B e miracolosamente quest’anno vince a ripetizione. Almeno per questo inizio di campionato. E l’ardore per la compagine pallonara va di pari passo coi risultati.
Così, dopo dieci giorni di forzata trasferta professionale all’estero tra Francia e Spagna, cosa faccio appena varco il confine? Al primo autogrill utile mi fermo e mi fiondo a comprare il giornale per aggiornarmi sui risultati delle ultime due partite disputate. Felice per l’ennesime vittorie ottenute, mi tocca leggere e apprendere anche di una tragedia stradale che ha coinvolto l’autobus che accompagnava la squadra a casa dopo le fatiche sportive.
Alle porte di Torino, il veicolo con i giocatori a bordo, è scosso da un impatto tragico. Sul culo del bus viene schiacciata un’auto da un camion che, arrivato troppo veloce alla barriera di pagamento, non si ferma in tempo. Due dei tre occupanti muoiono. Il camion risulta rubato e i due delinquenti si danno alla macchia a piedi. Sottratta la motrice a un’azienda di trasporto e il semirimorchio a un’altra, i due maledetti, a quanto pare pure ubriachi, hanno generato tanta tragedia perché da come riferito dagli inquirenti, assolutamente non capaci di “portare” un mezzo pesante.
Il giorno dopo sono raggiunto da una telefonata.
“Ciao, stamane ero dal medico e commentavano l’incidente di Torino. Una signora alla fine ha esclamato: Ah i camionisti! In senso di spregio, ovviamente.”
Ecco, che frustrante senso di impotenza mi viene. Che rabbia. Quelli non son camionisti, sono dei ladri. Degli assassini. E nulla hanno a che fare con i professionisti del volante.
A volte, per la legge dei grandi numeri e delle probabilità, su tanti camionisti che ci sono in Italia e in Europa, azioni maldestre e sconsiderate ne vengono compiute. E generano anche e purtroppo, tragedie stradali. Condannabili. Ma la stragrande maggioranza degli autisti sa cosa sta facendo e come deve comportarsi mentre macina asfalto per ore e ore. Certamente non andiamo in giro con la deliberata idea di far fuori qualcuno.
Se possibile, non fate processi sommari, superficiali e, come si dice banalmente, di tutta un’erba un fascio. Che anzi, nel caso specifico, proprio nulla c’entriamo. Buona strada.

Fabrizio Piras