Il 19 febbraio 2015 si è tenuta in Tolmezzo la prima assemblea ordinaria dell’Associazione
“Presidio di legalità per l’Alto Friuli” costituitasi il 30 dicembre 2014 a seguito della soppressione dell’Ordine degli Avvocati di Tolmezzo accorpato a quello di Udine in conseguenza del precedente accorpamento del Tribunale.
L’Associazione ha come scopo principale quello di mantenere un nucleo che sia in grado di sensibilizzare i pubblici poteri e l’opinione pubblica sulla necessità che l’Alto Friuli possa riottenere la presenza sul territorio di un presidio di giustizia da parte dello Stato, quantomeno per i settori della giustizia civile e della volontaria giurisdizione, proponendosi come entità di supporto e di
coordinamento per la riattivazione di alcune funzioni giudiziarie nella sede soppressa.
Ieri l’assemblea dell’Associazione, cui hanno aderito, tra gli altri, il dott. Vittorio De Liddo ed il dott. Enrico Cavalieri già, rispettivamente, Presidente del Tribunale e Procuratore della Repubblica di Tolmezzo, ha eletto il Consiglio direttivo nelle persone di Barbara Comparetti, Silvio Beorchia, Giacomino Di Doi, Laura D’Orlando e Michela Somvilla.
L’assemblea ha sollecitato il neoeletto Consiglio ad attivarsi per l’organizzazione di uno “sportello giustizia” che possa per il momento limitare il pregiudizio determinato dalla soppressione degli uffici giudiziari locali e dalla lontananza della sede accorpante, fornendo all’utenza
informazioni sul funzionamento degli organismi giudiziari e sulle formalità di accesso, ed inoltre a proporsi come possibile interlocutore ed ente di riferimento cui possano essere affidate funzioni di coordinamento e di supporto legate al ripristino di alcune funzioni giudiziarie sul territorio.
La chiusura del Tribunale di Tolmezzo e relativa Procura della Repubblica, risalente al settembre 2013, sta gravando infatti sempre più pesantemente sia sull’economia locale che sulle possibilità di accesso da parte dell’utenza.
L’Associazione è fermamente convinta che la Giustizia vada organizzata a servizio dei territori e delle cittadinanze insediate e non fine a se stessa e che l’abbandono dei territori non potrà che determinare un solco di incomprensione sempre più profondo con le istituzioni che la
amministrano.
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