Sempre in relazione alla nota vicenda che ha coinvolto l’account Twitter dell’ente Udine e Gorizia Fiere dopo l’elezione del Papa, abbiamo intervistato gli avvocati David D’Agostini e Luca Zenarolla, fondatori del Centro Innovazione e Diritto di Udine (www.cindi.it) ed esperti di giurisprudenza nel mondo delle nuove tecnologie
Proprio in questi giorni CINDI ha organizzato un corso di formazione sull’acquisizione delle prove digitali in cui si è parlato, tra le altre cose, di diffamazione a mezzo internet e di accesso abusivo agli account dei social network.
E’ possibile rubare un account di social network e pubblicare profili, status e altre notizie?
“Occupandoci degli aspetti legali della rete da oltre un decennio, stiamo notando che attualmente il fenomeno dei social network è sottovalutato dagli utenti che spesso non immaginano i rischi connessi all’uso di Twitter o Facebook. A ciò si aggiunga anche il fenomeno dei profili falsi e della facilità con cui è possibile “rubare” un account per capire che stiamo camminando su un terreno minato”
U20: “A prescindere dal caso concreto, cosa rischia l’autore di un post del genere?”
D.D’A: “Anche se molto spesso l’autore non percepisce la gravità di certi comportamenti, scrivere post offensivi sui social può costare caro.
Pensiamo al caso della ex dipendente che ha pubblicato sulla bacheca del proprio profilo Facebook messaggi offensivi rivolti al datore di lavoro: è di pochi giorni fa la sentenza del Tribunale di Livorno che ha condannato l’imputata per diffamazione aggravata.”
Che opinione vi siete fatti in merito al tweet sul papa dal profilo dell’Ente Fiera?
Leggendo il primo vostro articolo abbiamo pensato a un errore materiale della persona che gestisce il profilo dell’Ente. Il secondo comunicato, invece, ci ha incuriositi perchè quanto affermato contrasta con quella che è la nostra esperienza professionale. Infatti un singolo tweet non riporta alcun indirizzo IP da cui desumere l’area geografica di pubblicazione. (L’IP è una sequenza di numeri che identifica un computer ndr e cambia ogni volta che ci si connetta a Internet ndr)
L’unica possibilità di risalire a tali informazioni – che peraltro possono essere anche facilmente mascherate – è quella di rivolgersi direttamente a Twitter, in California”.
“Inoltre, da quanto abbiamo potuto appurare, Twitter è molto formale nel rispettare le modalità di collaborazione con le forze di polizia straniere: come hanno confermato i consulenti tecnici delle procure che hanno partecipato al nostro corso, Twitter è piuttosto lenta nel rispondere alle richieste della Magistratura, per questo ci siamo molto stupiti della tempistica con cui si afferma di aver scoperto i dati dell’autore del messaggio incriminato”.
“Infatti. Di recente abbiamo assistito una società friulana il cui dipendente aveva abusivamente reindirizzato mail aziendali riservate su una casella Gmail. In questo caso, anche se Google tende ad essere molto più collaborativa rispetto ad altre società della Silicon Valley, per avere una prima risposta abbiamo dovuto attendere diversi giorni dalla notifica del decreto del GIP. La tempistica indicata nel comunicato – addirittura poche ore – senza peraltro l’intervento della Magistratura ci ha lasciato increduli”.