Udine: al Teatrone arrivano i Rusteghi 15/18 marzo

rusteghi foto internetUdine14 marzo 2011 – I rusteghi

appartiene alla maturità compositiva di Carlo Goldoni e coincide anche con gli ultimi malinconici anni della sua permanenza a Venezia, non più regina dell’Adriatico. Una commedia che, attraverso l’acuminata controlettura di Gabriele Vacis, parla al nostro tempo, all’intolleranza travestita da moralismo, alla difficoltà di mettersi in relazione, alla mancanza di comunicazione di un’epoca. Il disinganno di Goldoni è ancora vivo nelle parole dei protagonisti, Eugenio Allegri e Natalino Balasso, e descrive una società buia e alla deriva.

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da martedì 15 a venerdì 18 marzo 2010 – ore 20.45 Pros

RUSTEGHI
i nemici della civiltà

da I Rusteghi di Carlo Goldoni
traduzione e adattamento di Gabriele Vacis e Antonia Spaliviero

IL SEGRETO CHE CI ERAVAMO DIMENTICATI
Ho già messo in scena Goldoni una volta, nel 1993. Per preparare La trilogia della villeggiatura, allora, guardavo video di vecchi spettacoli goldoniani. Adesso li scarichi da E-mule o da You Tube ma diciotto anni fa non era facile trovarli. L’unica possibilità era l’archivio della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi, a Milano. Un giorno ci trovai una registrazione Rai del 1964 de I rusteghi, con Cesco Baseggio. Quel vecchio attore doveva conoscere qualche segreto per trascinarti dentro a quelle storie banali eppure appassionanti. Credo fosse la forza della tradizione. Guardando quel video capivo che la nostra tradizione erano quegli attori lì e bisognava riscoprirne il segreto.
Adesso so che il segreto è una sorta di disposizione spietata, corporea, alla perfidia. Quei vecchi attori erano malmostosi e diffidenti. Erano scettici. Eppure riuscivano a non essere mai cinici. Il loro costituzionale pessimismo era sempre accompagnato da una comprensione mite. Il segreto è quel corpo perfido e bonario insieme. Quelle voci affabili che però possono dire verità pesanti. Il segreto è una autorevole competenza a parlare con il pubblico, anzi insieme agli spettatori uno per uno, trattandoli come interlocutori consapevoli piuttosto che come ascoltatori inerti. È quella cosa lì che i greci chiamavano
????????????????????????????????????? Sympatheia è una parola composta da ????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????, che letteralmente significa patire insieme, provare emozioni con gli altri. Ecco cosa avevamo dimenticato, la simpatia: quanto erano simpatici gli attori della generazione dei nostri nonni. Era quello il segreto che volevamo recuperare. Cesco Baseggio, e tanti altri, erano un po’ i nostri nonni. E con i nonni, si sa, il rapporto è più disteso che con i genitori. Non c’è competizione, solo complicità. Baseggio era nato nel 1897, più o meno come i miei nonni naturali. Che erano veneti e bergamaschi e, come lui, erano rusteghi. Baseggio e i suoi facevano quello che consiglia Amleto agli attori: «Ti prego, dì la battuta come l’ho detta io, facendo correre la lingua, se la declami come fanno tanti dei nostri attori, tanto varrebbe chiamare un banditore. E non trinciare l’aria con le mani, ma in tutto abbi misura; perché, come dire, nel correre tempestoso della passione, devi trovare un equilibrio che renda la tempesta fluida come una musica…
Tutto quello che passa il segno allontana dal teatro, che da sempre ha l’aspirazione di reggere lo specchio alla natura». Ecco il segreto che ci eravamo dimenticati! Meno male che ci sono i video. Sarà la televisione a salvare il teatro.
Gabriele Vacis

INVISIBILMENTE
Nel mondo dei Rusteghi le donne più che intelligenti devono essere furbe. La furbizia è una forma di intelligenza ma il suo esercizio sottende l’inganno, il raggiro dell’interlocutore inconsapevole. Le donne dei Rusteghi discutono con i maschi, li affrontano, li lambiscono, possono persino tramare strategie d’azione e di linguaggio. Ma devono tesserle invisibilmente, come il ragno, per ottenere ciò che vogliono. Solo così, alla fine, vincono. Quindi non fanno mai veramente parte del mondo che decide le regole. Non toccano denaro, non scelgono se e quando uscire di casa e con chi. Sapendo che nemmeno il marito sarà deciso da loro, sperano di sposare un uomo non troppo vecchio e possibilmente ricco.
Per questo, quando abbiamo cominciato a riscrivere Rusteghi in italiano dal veneziano, ci è sembrato realistico che le donne fossero essenzialmente un costume, un abito sulla scena maschile. La scelta di affidare ad attori maschi anche le parti femminili è solo un piccolo scarto, data l’ininfluenza di un corpo femminile così scisso dalla complessità della sua intelligenza, in questo mondo di padroni, più che di padri o mariti. Cosa produrrà, per un uomo, abitare nei panni di una donna che si piega a regole non scelte, non condivise, ma che deve conoscere a fondo?
Spero un po’ di condivisione della fatica, della rabbia che comporta il crescere, il comprendere davvero la presenza di un’altra parte, diversa da sé, per riuscire a vivere guardandoti, tutte le volte che puoi, nei panni dell’altra. Per andare avanti.
Antonia Spaliviero