Udine: CISL, risolvere le grane dell’agroalimentare

Udine: CISL, risolvere le grane dell’agroalimentare

Compost

Votati stamani da un’assemblea di 57 delegati, saranno 4 i rappresentanti del Friuli Venezia Giulia chiamati ad eleggere la nuova dirigenza della Fai Cisl nazionale, la categoria che segue il settore agricolo ed agroalimentare. Un voto importante – che sarà espresso a metà aprile – che segna l’avvio di una nuova stagione per la federazione cislina. Si volta, dunque, pagina rispetto al commissariamento degli ultimi mesi, con una struttura rinnovata, rappresentativa, e pronta ad affrontare le numerose sfide (non solo contrattuali) del comparto. “Dopo una serie di assemblee a tappeto – commenta con soddisfazione la segretaria regionale, Claudia Sacilotto, alla presenza del commissario nazionale Luigi Sbarra – arriviamo alla vigilia di un cambiamento sostanziale, sapendo che molte sono le partite aperte, anche per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, a cominciare dalla costruzione di un nuovo umanesimo del lavoro capace di contrastare gli effetti della globalizzazione mal governata, del dumping sociale e dello sfruttamento e, soprattutto, di produrre lavoro di qualità”.
Quanto alle partite aperte anche in regione, se il comparto agroalimentare ha fatto registrare buone performance (il solo vitivinicolo ha fatturato nell’ultimo trimestre 2015, un +4,4% con una crescita sia della produzione – 5,8% – sia dell’occupazione – 3,6%), non mancano alcune situazioni di sofferenza rispetto a cui urgono interventi concreti. E’ il caso, ad esempio, del settore del latte, con prezzi pagati alla stalla non sostenibili rispetto ai costi di produzione. “Il punto è che la politica – incalza Sacilotto – dovrebbe proporre soluzioni non per chiudere le produzioni primarie con lo scopo di sostenere una trasformazione, addirittura cooperativistica, che nel tempo magari verrà assorbita dalle multinazionali facendoci perdere, con l’acquisizione dei marchi, le nostre caratteristiche produttive del lattiero-caseario, ma piuttosto per aiutare le aziende zootecniche ad ingrandirsi verso stalle con capi in mungitura superiore ai 50 o 150 capi a seconda della collocazione dell’azienda sul territorio”. Altrimenti il rischio dietro l’angolo è che si ripeta quanto accaduto con le barbabietole e lo zucchero, e la rinuncia al settore se si considera che in regione siamo passati da 5mila ettari coltivati a bietola agli attuali mille400.
Altra partita aperta quella del settore vitivinicolo, con la regione che – secondo la Fai Cisl -dovrebbe curare maggiormente le sue eccellenti specialità. Dopo la cessione all’Ungheria del nome del Tocai, a destare preoccupazione è il futuro del Pinot grigio con la proposta del Veneto di una Doc interregionale. “E questo – commenta Sacilotto – sapendo che le nostre produzioni qualitative sono migliori (basti vedere i prezzi di vendita). Il problema è che quantitativamente siamo molto inferiori, per cui alla fine i nostri produttori potrebbero soccombere alle esigenze e agli interessi di quelli veneti”. “Sta purtroppo passando il concetto che oggi, per un mercato globale, è meglio
puntare sulla quantità rispetto alla qualità. Noi possiamo vincere solo con quest’ultima: per questo dobbiamo pretendere un lavoro di qualità anche in agricoltura, combattere il lavoro nero, il lavoro grigio, lo sfruttamento”.
“L’eccellenza – ha confermato Sbarra a margine dell’iniziativa – è al centro del modello di sviluppo agroalimentare friulano. L’idea che la competizione internazionale, oggi, possa fondarsi su una svalutazione del ruolo del lavoro è perdente ed esiziale per tutto il sistema economico e sociale. dobbiamo muoverci nella direzione opposta, innalzare sempre di più il riferimento della qualità, della sicurezza alimentare, dell’innovazione, della sostenibilità produttiva.~Questo richiede lavoro ben professionalizzato, ben retribuito, ben tutelato. Insieme a un rapporto nuovo e partecipativo tra impresa e lavoro.~Vale per l’agricoltura, vale per l’industria e l’artigianato alimentare, e vale anche un comparto ambientale che deve orientarsi su modelli produttivi”.~

“Servono investimenti che valorizzino questi aspetti, maggiore consapevolezza dei decisori pubblici, ad ogni livello, che l’eccellenza si persegue coinvolgendo le parti sociali nelle dinamiche di decisione, di integrazione, di sviluppo. Su tali questioni il mondo del lavoro ha oggi un formidabile ruolo da svolgere. Il Congresso della nostra Federazione serve anche e soprattutto a questo: a rendere ancora più forte la nostra rappresentanza nei confronti dei nostri interlocutori pubblici e privati, a consolidare il nostro protagonismo, a renderci ancora migliori costruttori di futuro”, conclude il Commissario Fai.