Continua la lunga, eterna schermaglia fra i commercianti di Udine e il comune. Dopo i numerosi contrasti sulla viabilità questa volta è il piano regolatore ad andare sotto l’indice dei commercianti. Il comune non ha dato risposta concreta alle osservazioni sollevate dall’associazione di categoria sul piano regolatore e quindi rimane in previsione la possibilità di costruire altri due centri di grande distribuzione, uno in Via della Faula, l’altro in Viale Palmanova. Ipotesi che metterebbe ancora più alle strette i negozianti del centro città
comunicato di confcommercio udine
Perché prevedere nuovi insediamenti di grande distribuzione in viale Palmanova, viale Venezia e via della Faula? E perché da un lato assecondare il progetto regionale dei centri commerciali naturali all’interno delle mura cittadine e dall’altro puntare su insediamenti di ampia metratura privi della necessaria sostenibilità viabilistica e urbanistica? Confcommercio e Confesercenti della provincia di Udine, sorpresi dall’assenza di confronto con il Comune sul Piano regolatore cittadino, sollevano interrogativi pesanti sul contenuto del documento di Palazzo D’Aronco. Si tratta di dare risposte concrete alle imprese associate, scrivono in una nota unitaria Confcommercio e Confesercenti, rispetto a un Piano che rischia di stravolgere la struttura distributiva in città.
Le due associazioni hanno presentato un documento con le osservazioni che non è stato però seguito da un opportuno confronto: dopo un primo incontro interlocutorio, l’assessorato non ha più ritenuto di contattare i referenti delle associazioni. Un documento costruttivo, insistono Confcommercio e Confesercenti, sorprese dall’assenza di interlocuzione su un tema così rilevante. Non resta che rimarcare con forza l’urgenza di modifica delle scelte del Piano regolatore in materia di commercio. E’ inaccettabile, proseguono le due associazioni, che il Comune preveda insediamenti di grande distribuzione in un’area già satura da questo punto di vista e in una fase di crisi economica, una scelta che penalizzerebbe ulteriormente un settore, il piccolo commercio, già in difficoltà strutturale. Scelta tanto più contraddittoria nel momento in cui il Comune dà il suo apporto all’operazione dei centri commerciali naturali.