18 giugno 2014 – “Essere preclusi a priori contro le coltivazioni Ogm è antistorico e contrario alla linea di sviluppo sostenibile”, dichiara l’assessore provinciale alle Attività produttive, Leonardo Barberio che sull’argomento, pur mantenendo le dovuta prudenza, esprime la sua proposta, convinto che gli Ogm non sono affatto i nuovi mostri: “Delimitando i confini dei terreni, perché mai non si potrebbe provare a sperimentare le sementi Ogm per valutare l’impatto economico e ambientale sul nostro territorio e avere in mano dei risultati certi calcolando rischi, dannosità, benefici, rapporto rischi-benefici, informando l’opinione pubblica e garantendo i diritti di ricercatori, produttori e consumatori?”. L’ingegneria genetica può rendere l’agricoltura più sostenibile.
A detta di Barberio, supportato da dati scientifici, l’opposizione ideologica all’Ogm non fa che alimentare un terrorismo psicologico controproducente: “Relativamente al mais transgenico introdotto in Friuli (il MON 810 resistente agli insetti parassiti del mais) anche recentemente si sono enfatizzati i possibili effetti sulla biodiversità. Asserzione questa totalmente priva di senso per il semplice fatto che nell’ambiente non è presente alcun mais a crescita spontanea che possa essere modificato dal mais OGM. Al contrario, se si considera l’ambiente nel suo complesso, la coltivazione del MON810 a seguito dell’uso ridotto di pesticidi favorisce la biodiversità per quanto riguarda gli insetti, api comprese”. Conseguenza di questa cieca opposizione agli OGM – afferma il sindaco di Porpetto, il biologo Pietro Dri, è il “blocco dell’innovazione, della sperimentazione e della ricerca biotech nel campo dell’agricoltura (in spregio ai proclami di tutti i governanti, compresi quelli della nostra regione che continuano a parlare di ricerca e innovazione come essenziali per la ripresa economica); le nostre Università, Udine compresa, soffrono di un grave gap tecnologico rispetto a competitor di altri paesi”. Fra qualche anno – questo il pronostico – saremo costretti ad acquistare prodotti brevettati altrove, anche in paesi meno sviluppati del nostro dove la ricerca in questo campo va avanti e promette risultati sorprendenti nel campo dell’alimentazione e dei vantaggi ambientali.
Nel 2012 la superficie globale di coltivazioni OGM era di 170 milioni di ettari nei 28 diversi paesi del mondo che dal 1994 hanno adottato questa tecnologia. Complessivamente l’adozione degli OGM è stata associata ad una riduzione del 18.3% della tossicità ambientale nelle aree coltivate e una riduzione del 8.9% dell’uso di pesticidi ed erbicidi. Nessun prodotto alimentare e nessun farmaco ha avuto la possibilità di essere testato su così larga scala,in tutti i continenti. “A fronte di questa massiva sperimentazione non siamo a conoscenza di studi che abbiano dimostrato effetti avversi dei prodotti transgenici su uomo, ambiente e animali. Quindi gli organismi geneticamente modificati – conclude il biologo – non sono tossici”. L’Italia importa ogni anno, da diversi anni, 4 milioni di tonnellate di soia o derivati. Fin dal 2002 le importazioni sono per oltre il 50 per cento di prodotti transgenici, oggi siamo fra il 70 e il 99 per cento.