Partirà domenica 24 settembre alle 11 a Udine nella prestigiosa sede di Casa Cavazzini la rassegna dedicata alla composizione musicale femminile “Donna la musica dimenticata”, organizzata dalla web radio Le Metronome in stretta collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Udine e l’associaizone Musicisti Tre Venezie. Quattro tappe che spazieranno in 1000 anni di storia della musica femminile e che si apriranno con una presenza straordinaria, quella del maestro Giovanna Marini, già Premio Le Metronome 2016. Quindici compositrici scelte come campione della creatività musicale femminile provenienti da Italia, Argentina, Uruguay, Inghilterra, Germania, Russia, Francia e Olanda a coprire quasi un millennio di storia della musica. Quattro giornate, il 24 settembre e poi l’1, 8 e 15 ottobre sempre alle 11 del mattino a Udine a Casa Cavazzini per dare luce alla storia della musica al femminile. “Donna la musica dimenticata”, questo il titolo della rassegna, presenterà opere spesso cadute nell’oblio, dal XII secolo di Hildegard Von Bingen, al Cinquecento e Seicento di Francesca Caccini, al Novecento di Teresa De Rogatis, Tanya Anisimova, Ida Presti, Sofia Asgatovna Gubajdulina, Ethel M. Smyth, Paquita Madriguera, Maria Luisa Anido e Rebecca Clarke fino ad arrivare ai giorni nostri con Paola Selva, Rachele Colombo, Miranda Cortes e Giovanna Marini. E sarà proprio la Marini, Premio Le Metronome 2016, ad inaugurare la serie di concerti a Casa Cavazzini il 24 settembre alle 11 con “Vita da compositrice”, attraverso una speciale narrazione fatta di note, musica e parole. Ad organizzare la rassegna la web radio Le Metronome e l’associazione Musicisti Tre Venezie in stretta collaborazione con il Comune di Udine, assessorato alla Cultura.
Obiettivo della rassegna è sfaldare la cultura del pregiudizio verso l’immagine della donna in ambito creativo-musicale e divulgare le opere scritte da compositrici appartenenti a diversi periodi storici e contemporanee. Presenza speciale, già si è detto, quella di Giovanna Marini, instancabile musicista, compositrice, ricercatrice, scrittrice, animatrice culturale e insegnante romana, che si racconterà anche in musica nella giornata di apertura del 24 settembre.
Otto gli artisti che si alterneranno a Casa Cavazzini, a partire dal Duo Michele Pucci & Alberto Chicayban (chitarra flamenca, chitarra a 10 corde e voce), Elisa Frausin (cello), Paola Selva (chitarra classica), il Coro Cantiere Armonico (diretto dal Maestro Marco Toller), Rachele Colombo & Miranda Cortes (chitarra classica, percussione, fisarmonica e voci), Katia Marioni (ghironda). Ingresso ad ogni concerto 10 Euro, biglietti direttamente a Casa Cavazzini.
Il programma prevede l’apertura il 24 settembre con la partecipazione speciale di Giovanna Marini, ad esibirsi Michele Pucci & Alberto Chicayban, Elisa Frausin, Paola Selva, Coro Cantiere Armonico, Rachele Colombo & Miranda Cortes, Katia Marioni. Il primo ottobre sarà la volta di Elisa Frausin & Pierpaolo Levi, l’8 ottobre Paola Selva, il 15 ottobre chiuderanno la rassegna Rachele Colombo & Miranda Cortes.
Se domandassimo a 100 mila persone i nomi di alcuni compositori di musica concertistica colta, la maggioranza riuscirebbe forse a pronunciare quelli noti a tutti di Bach, Mozart o Beethoven. Invece, se la domanda riguardasse i nomi di compositrici, forse non ne verrebbe in mente nemmeno uno. Neanche donne con buona formazione tecnico-musicale, o vere professioniste della musica, saprebbero menzionare anche una sola compositrice al di fuori, forse, di Clara Wieck Schumann. È anche vero, però, che tante enciclopedie, dizionari musicali, trattati di Storia della Musica ed opere di pedagogia musicale ignorano del tutto l’immagine della compositrice, come se non fossero mai esistite donne con il talento della creazione musicale.
Una valutazione rispetto ai libri di Storia della Musica pubblicati negli Stati Uniti d’America tra il 1979 e il 1985 ha rivelato alcuni dati significativi: più del 45% di tutti quei libri menzionava una o nessuna compositrice, mentre il 18% ne indicava solo tre o più. Sono passati trent’anni da quella ricerca, ma la situazione nel mondo non è cambiata, nonostante qualche interessamento accademico qua e là. Tra la poliedrica Hildegard Von Bingen nata alla fine dell’anno Mille (Germania, 1098–1179) e Sofija Asgatovna Gubajdulina (Russia, 1931), nata ad 833 anni di distanza dalla prima, vi sono state certamente decine di compositrici geniali o, come minimo, interessanti. Dove sono finite le loro opere? Dove sono le compositrici dei nostri giorni?
Non si tratta qui di invocare una sciocca par condicio fra compositori e compositrici, ma di evidenziare l’assurda perpetuazione di un grave errore storico: quello di non prendere in considerazione nelle opere informative e didattiche, nella programmazione culturale dei mezzi di informazione e anche nell’organizzazione di concerti la musica delle compositrici, come se non fossero mai esistite.
Tornando al Premio Le Metronome, assegnato nel 2016 a Giovanna Marini dalla web radio Le Metronome, queste erano state le motivazioni.
Dal Ventesimo secolo la musica colta europea è invasa da pretese compositive di stampo scientifico o costruttivista che, in maniera paradossale, affermano di combattere l’affettività e l’eredità musicale dei popoli. È facile verificare anche l’insistente presenza di modelli musicali senza faccia, imposti da un certo colonialismo globalizzante. Dall’altra parte, nel panorama europeo della cosiddetta musica popolare, vige sottomissione pressoché totale a modelli nord americani con la quasi scomparsa dell’originalità, insieme alla trasformazione generale della vocalità per adattarla a vezzi modaioli di cantanti fabbricati negli Stati Uniti d’America.
La via musicale di Giovanna Marini è diametralmente opposta. Con ingredienti della tradizione popolare delle diverse regioni del Paese, associati ad elementi colti propri del mestiere di compositrice, Giovanna Marini ha saputo creare un linguaggio musicale originale, raffinato e profondamente rappresentativo dell’identità musicale italiana ed europea. Il linguaggio compositivo di Giovanna Marini, come quelli di Béla Bártok, Villa-Lobos o Zoltán Kodály, mantiene il colore dell’affettività, il sapere ed i segreti della tradizione musicale centenaria della sua gente, per regalare al Mondo una sonorità italiana ed europea rinnovata.