Udine: elettrodotto, Friuli Rurale attacca “Infrastruttura realizzata in spregio alla democrazia”

Udine: elettrodotto, Friuli Rurale attacca “Infrastruttura realizzata in spregio alla democrazia”

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 riceviamo e pubblichiamo dal Movimento per il friuli rurale – Mentre il sosia di Crozza è volato a New York con i suoi giullari per farsi sponsorizzare da un presidente degli Stati Uniti, tutto teso ad accreditare le sue ultime volontà e con esse la nostra sottomissione al TTIP e al ruolo di servi, oggi il governo ha decretato la realizzazione dell’ecomostro della TERNA.
L’odierna sceneggiata ha avuto luogo presso il Ministero dello Sviluppo Economico e, sotto le vesti di una Conferenza di Servizi, ha decretato il completamento di una infrastruttura realizzata in spregio alle più elementari regole di una democrazia vera, ma è stata soprattutto una scandalosa anticipazione di quello che sarà il modus vivendi di uno stato autoritario e servo dei poteri forti qualora al referendum del 4 dicembre dovesse prevalere il SI.
La realizzazione dell’elettrodotto in questione non è stata favorita solo dall’interesse del monopolista del trasporto dell’energia, ma da una incredibile cordata di amministratori statali e di fautori locali che sono la più palese evidenza di uno Stato che non ha più la capacità di applicare i dettami della Costituzione repubblicana, né di rigenerarsi. Tradendo l’interesse del Friuli, costoro si sono accodati agli ordini di scuderia dei poteri forti per forzare una soluzione progettuale ed una procedura che oltre ad essere improponibili sotto il profilo tecnico ed ambientale sono state oltretutto censurate dal massimo organo della giustizia amministrativa.
Ed è proprio il disprezzo per la sentenza del Consiglio di Stato e quindi per la legalità e per il buon senso che ci riduce ad essere facile preda della corruzione e della sfiducia nelle Istituzioni, con un danno incalcolabile e con ripercussioni che non tarderanno a riflettersi nelle future generazioni.
Qui non si tratta di mettere in piedi solo qualche traliccio in luogo di una soluzione che nei paesi e nelle regioni civili è considerata assolutamente normale, anzi dovuta. Qui si tratta di avere una classe politica inaffidabile che promette cose che una volta eletta non mantiene, che mente spudoratamente, che si circonda di una burocrazia servile e priva di competenze, che si accorda nelle segrete stanze e che è facile veicolo della corruzione. Una classe politica che si avvale dell’informazione pubblica per alterare o occultare la verità a proprio esclusivo vantaggio. Una classe che, in buona sostanza, avvelena la democrazia e induce la popolazione ad un atteggiamento sempre più remissivo e indifferente, tanto da separarla dai suoi propri doveri e persino dai suoi Amministratori locali.

In questi nove anni di lotta abbiamo fronteggiato l’abuso di potere a testa alta, opponendo ragioni e dati di fatto alle menzogne e alle omissioni, la verità alle denunce e alle prevaricazioni. Per questo oggi scontiamo una taglia di centotrentamila euro che pagheremo fino all’ultimo centesimo piuttosto di andare a patti con chi ha tradito la Costituzione repubblicana e il mandato di chi ha saputo morire per la nostra libertà.
A questo punto dobbiamo prendere atto che non siamo fatti per vivere nel pantano dell’immobilismo e della supina complicità, ma per capire che vale la pena scalare le montagne per scoprire che al di là del crinale ci può essere un altro mondo degno di essere vissuto, dove non c’è posto per il sindaco che si vende per un piatto di lenticchie, del magistrato che imbosca le pratiche per fare carriera, del burocrate che aspetta il venerdì per tagliare la corda, del presidente di Regione che usa la nostra terra con il cinismo di chi deve dare la scalata a Palazzo Chigi.

Se la governante di questa Regione è andata ben oltre i non pochi demeriti di chi l’ha preceduta e si è arrogata il compito di sopprimere gli strumenti della democrazia partecipata, il difensore civico e agenda 21, il Presidente del Consiglio non è stato da meno. Sono in buona compagnia e gli ultimi fatti lo dimostrano senza tema di smentita.
Ma veniamo ai fatti. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato la governante e il monopolista hanno fatto quadrato come se la prima fosse funzionale all’altro e non alla cittadinanza. Non ha avuto un attimo di esitazione, né la necessaria riflessione: è partita in quarta al punto di dubitare della correttezza della Corte e all’unisono con il monopolista ha sfruttato una informazione servile per accreditare l’idea che per completare i lavori mancasse solo “una carta”.

Ciò non di meno, il monopolista si è fatto lecito di proseguire i lavori, senza che nessuna delle autorità dello Stato si frapponesse ai suoi piani, nonostante le continue denunce e l’evidenza di una attività palesemente abusiva. Nel contempo il vertice regionale “aggiustava” il Piano Energetico Regionale e sopperiva all’imprevista bocciatura del progetto eliminando il già previsto obbligo all’interramento delle linee in alta tensione.

Su impulso del Ministero dello Sviluppo Economico e pur nelle more di un successiva dichiarazione di pubblica utilità, seguiva la ripubblicazione del progetto riproponendo esattamente la stessa versione iniziale, quindi senza tenere nel debito conto le gravi storture che avevano determinato il giudizio negativo del Consiglio di Stato e senza ammettere che al giudizio vi potesse concorrere il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Senza alcuna ulteriore disposizione del MISE, seguiva una nuova pubblicazione comprensiva di 900 files, tale quindi da rendere improponibile una analisi ragionata di tutta la documentazione esposta.

A quel punto pervenivano ulteriori osservazioni e in ossequio alla consolidata dipendenza dal monopolista, il parere positivo della Regione. Un parere tanto più indegno se confrontato con il decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che si è fatto carico di bocciare un progetto ritenuto talmente impattante da risultare del tutto improponibile.

Siamo così arrivati al 10 agosto scorso quando, in esito ad un Consiglio dei Ministri, la governante di questa Regione dichiara che è stato deciso il riavvio e il completamento dei lavori, mentre in realtà il comunicato Ufficiale della Presidenza parla di un semplice sollecito a portare a termine la procedura di valutazione. Poi qualcosa deve essere successo: pianto isterico e strepiti della nostra beneamata governante? O che altro? Si direbbe di si, perché 15 giorni dopo esce un decreto del Consiglio dei Ministri datato 10 agosto che dichiara di approvare il progetto e quindi il completamento dei lavori in esito al parere favorevole del Ministero dell’Ambiente non ancora espresso.

Ma qui casca l’asino, perché il Ministero dell’Ambiente non si era ancora espresso e lo farà solo con un decreto a far data il 12 settembre, allorquando il Ministro-commercialista Galletti si farà scudo del decreto del Consiglio dei Ministri per decretare l’approvazione del progetto della Terna! E non solo: si arrogherà il diritto di considerare che il decreto del Presidente del Consiglio il 10 agosto aveva già sanato il dissidio sorto solo il successivo 12 settembre fra la propria posizione e quella del Ministero per i Beni e le Attività Culturali! Una decisione sfugge ad ogni consolidata prassi e alla dovuta istruttoria delle posizioni conflittuali.
Forte di questa supercazzola, la decisione è passata nelle mani del Ministero dello Sviluppo Economico (dato in appalto alla Confindustria), il quale messa in piedi la farsa della Conferenza dei Servizi, nella giornata di oggi si è fatto beffe dei nostri sei sindaci per dichiarare la procedibilità di una delle più vergognose vicende mai capitate in questa regione!

Insomma, lo Stato ha saputo coglionare se stesso, cioè noi tutti! E lo ha potuto fare con la complicità attiva di troppi attori per pensare ad un futuro per i nostri figli. Siamo tuttavia orgogliosi dei nostri sindaci che a differenza dei loro colleghi che si sono venduti per un piatto di lenticchie hanno creduto nella legalità e si apprestano a resistere nelle sedi giudiziarie contro l’ennesima arroganza del potere. Chiediamo a tutti di sostenerli e nel contempo di non lesinare il proprio disprezzo per chi non ha difeso la dignità della nostra terra e si è messo dalla parte del più forte o a taciuto per codardia.
Pensiamo ai tanti… ad esempio ai Presidenti delle Provincie di Gorizia e Udine, agli ambientalisti di regime, alle associazioni di categoria… ma anche a quel parlamentare europeo che venerdì scorso è venuto a parlarci della legalità con argomenti puerili, lui che, potendo portare la voce della nostra lotta per la legalità a Bruxelles, si è ben guardato dal farlo, sebbene più volte sollecitato.
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale