Udine: Fontanini premia associazione “Oltre per vivere”. Polemiche sul caso Englaro

OLTRE_20PER_20RIVIVERE_20FOTO2_CONSEGNA_20MEDAGLIACase dei risvegli anche in Friuli. A sostenere la battaglia è il Presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini che oggi, alla vigilia di un anniversario pesante, quale quello della morte di Eluana Englaro, ha insignito l’Associazione dei pazienti in stato vegetativo “Oltre per Rivivere” del più alto riconoscimento che l’Ente può dare, la medaglia di Palazzo Belgrado, augurandosi che presto possa vedere la luce la residenza dedicata a queste persone che versano in stato di minima coscienza anche a Cividale. Accanto a lui l’assessore provinciale alle Politiche Sociali, Adriano Piuzzi.   In queste ore durante le quali si rievoca con dolore quanto accadde in Friuli quattro anni fa, in quelle tristi giornate di febbraio 2009, con l’arrivo e la morte a Udine di Eluana Englaro, l’amministrazione di Palazzo Belgrado ha voluto lanciare un grande messaggio pro-life, decidendo di assegnare la medaglia all’Associazione che nei confronti delle persone in stato vegetativo permanente adottano un atteggiamento improntato al rispetto della loro dignità. A rappresentare l’associazione dei pazienti suor Carmelita, che ha ritirato l’onorificenza a nome della presidente Nadia Scotti, e l’ostetrica Rosa Rendoni, anche lei componente attiva della realtà associativa. Storie  di coraggio, di tenacia, di rispetto per quelle persone che non sono da buttare via, da eliminare, da togliere dallo sguardo, perché sono sempre persone, con i loro diritti intrinseci, ha sottolineato il Presidente Fontanini ribadendo che il primo soggetto a cui dobbiamo pensare, sempre, è la persona. L’intervento fatto pervenire dalla presidente ha messo in evidenza gli articoli 32 e 38 della Costituzione italiana che garantiscono pari dignità a tutti gli esseri umani e l’inviolabilità dei diritti fondamentali, prima fra i quali la vita e il diritto alla salute; le famiglie si trovano per anni a sopportare, non solo psicologicamente, ma fisicamente una tragedia inaspettata che, quasi sempre, non trova risposta soprattutto istituzionale”.

“Credo che in Friuli si debbano premiare queste realtà, spesso poco conosciute, poco ascoltate, poco considerate, che davvero si battono in nome della dignità della persona umana, portando avanti le istanze dei diritti e della legittima richiesta di poter continuare a far vivere i loro cari che si trovano in condizioni gravissime, ma non per questo divenuti senza senso o un peso per la società, come invece certi orientamenti massificanti vorrebbero far credere”, ha sostenuto Fontanini, evidenziando anche l’incertezza della scienza sulle vere condizioni cerebrali di queste persone (sono o non sono definitivamente perduti?). Fontanini ha ricordato anche la recente visita ad Artegna della famiglia Tresoldi che, nonostante il parere contrario dei medici, ha lottato perché il loro figlio, Max, in coma, potesse un domani farcela: e dopo dieci anni si è risvegliato, smentendo i pronostici medici, e grazie al rifiuto della famiglia a qualsiasi ipotesi di staccare la spina. “E quando si è risvegliato, si è saputo che Max, imprigionato nel corpo, capiva e vedeva tutto…”.

L’Associazione, che annovera oggi oltre 150 persone e segue gli oltre cento ammalati gravi (una sessantina negli ospedali e l’altra quota a domicilio), domanda adesso che sorgano in Regione le strutture dedicate all’assistenza specifica per queste persone che non possono essere scaricate sulle famiglie: ne servirebbero sei, ognuna da 10 posti, sull’esempio della struttura pilota a Gorizia. Dal canto suo Fontanini ha assicurato che seguirà da vicino l’evolversi della situazione, facendo pressing nelle sedi opportune.