Nonostante la condizione di arrestato domiciliare, peraltro dotato di braccialetto elettronico, continuava a gestire, grazie al supporto del suo coinquilino e di un’amica, l’abituale attività di spaccio di stupefacenti. E.H.A., marocchino di 24 anni, noto nell’ambiente criminale con lo pseudonimo di “stellina” per un vistoso tatuaggio sullo
zigomo, è stato tradotto, in carcere, su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Udine, per aver violato le condizioni della misura restrittiva ed aver continuato a commettere gravi reati.
L’indagine era partita lo scorso gennaio, quando una pattuglia di Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Udine aveva notato, in orario notturno, uno strano andirivieni di persone ed auto in un piccolo parco cittadino.
Il controllo dell’area, operato per più giorni, aveva, alfine, permesso di scoprire, nascosti sotto una grossa pietra, sei etti di hashish, incellofanati e pronti per lo smercio, e di qualità tale, dalle analisi eseguite, da poterne ricavare oltre 2.400 dosi, per un controvalore di
circa 20.000 euro.
Grazie all’identificazione dei responsabili dell’occultamento – un giovane friulano ed una ragazza marocchina, entrambi residenti in Udine – operata dalla ricostruzione dei passaggi anomali di persone ed auto nel periodo monitorato, i militari hanno appurato l’illecita vendita di altri due etti della stessa sostanza ed hanno individuato l’effettivo manovratore dello spaccio, un marocchino di 24 anni, sottoposto agli arresti domiciliari, per un altro fatto di droga, in un’abitazione vicina al luogo di stoccaggio condivisa, proprio, con il giovane italiano già denunciato.
L’avvio di una non semplice indagine tecnica, particolarmente complicata per l’obbligata permanenza dell’uomo dentro l’appartamento, ha permesso, da un lato, di acquisire importanti elementi a conferma della riconducibilità della droga al nordafricano e, dall’altro,
di appurare come, questi, sistematicamente, in violazione delle prescrizioni impostegli dalla sua qualità di arrestato domiciliare, ricevesse persone in casa, anche pregiudicate, e conversasse, con il cellulare del suo coinquilino, con amici e conoscenti.
La segnalazione delle risultanze investigative ed il comportamento beffardo tenuto dal
marocchino, hanno convinto il Giudice dell’inidoneità della misura già applicatagli,
determinandolo ad ordinarne l’immediata associazione alla Casa Circondariale di Udine.