Basta localismi, basta divisioni territoriali e personali. Questo l’appello congiunto formulato dai big del Pdl durante la convention “Tomorrow-day” (giorno del domani) organizzato a Remanzacco dal consigliere regionale e presidente della IV Commissione, Alessandro Colautti. L’appartenenza non si rinnega, questo l’incipit di Colautti dopo i saluti del sindaco di Remanzacco: “Non rinneghiamo il nostro passato; siamo sempre stati e sempre resteremo l’alternativa all’egemonia di sinistra a cui non apparteniamo. Ci connota – ha proseguito – una mentalità riformista che del cambiamento ha fatto il suo leitmotiv. Ecco perché non siamo gli ‘ex’ di qualcosa”. Dopo aver elencato i risultati (dal piano casa all’edilizia libera, dai 450 milioni di euro stanziati contro la crisi, alla certificazione energetica), Colautti ha tratteggiato l’impegno dei prossimi mesi: “Sogniamo e crediamo in un Friuli Venezia Giulia deprecarizzato, la seconda fase della nostra legislatura; il diritto al lavoro è il diritto alla dignità. I nostri sforzi si concentreranno sempre di più su come riagganciare l’occupazione, inoltre stiamo lavorando al piano rifiuti, al nuovo piano energetico, alla legge di manutenzione”.
Colautti è convinto che “si debba rivedere il modello di sviluppo: il successo non è solo un dato economico, ma è la dignità dell’uomo che si realizza nel lavoro, ecco perché il lavoro per tutti deve diventare una realtà e non essere solo uno slogan”.
E di rinnovamento del centrodestra parla anche il senatore Ferruccio Saro, all’opera per trasformare la ‘tregua’ con Fli in pace, altrimenti una tregua a metà è anticamera della ripresa delle ostilità. Il nuovo scenario, contro la cui nascita Saro si era adoperato, è il “frutto dell’imposizione di una visione in cui i falchi hanno prevalso sulle colombe; se avesse vinto il dialogo oggi non saremmo in questa situazione”. Il senatore ribadisce l’urgenza di ancorare il nuovo partito Fli saldamente al centrodestra attraverso una strategia di alleanza, con un patto di consultazione, altrimenti Fli, alleandosi con altri, rischia di far saltare il sistema”.
L’alternativa? “Trasformare il centrodestra in uno schieramento simile a quello che fa capo a Sarkozy”, propone. Resta comunque un dato: “Futuro e Libertà sarà un partito concorrenziale, in quanto cercherà di recuperare consenso nei bacini degli scontenti e nell’orbita ex An”. Secondo il senatore “è fondamentale ritornare a una politica ragionata, del dialogo, del confronto: in questo senso è
indispensabile un rinnovamento profondo a livello regionale e provinciale del Pdl; l’assetto attuale è inadeguato a reggere le sfide”. Per quanto riguarda poi la partita sul federalismo, “dobbiamo evitare di essere omologati alle Regioni a statuto ordinario”.
Esorta ad abbassare le bandiere dei localismi anche il governatore Renzo Tondo che scandisce i suoi no: no ai localismi, no alle divisioni territoriali, no alle bandiere che si alzano a difesa dei vari campanili. Un discorso che fa da sfondo al successivo appello: “Per le sfide elettorali della prossima primavera – mette in guardia – dobbiamo candidare persone che non siano il risultato di logiche
spartitorie, bensì candidati che credono in quello che fanno, sono convinti, come il sottoscritto quando era in corsa per la conquista della Regione e tutt’oggi”. Tondo rimarca l’esigenza di ritornare a una politica vera, autentica, “l’unica in grado di condurre alla vittoria”. E ancora: “La nostra Regione sono sicuro che uscirà più forte dalla crisi. Non è facile gestire l’attuale situazione
economica. Ci mettiamo dalla parte di chi amministra e la gente capisce che le risorse sono poche. Noi dobbiamo pensare a chi non è garantito, a chi non ha il posto fisso, ai precari, ai disoccupati.
Fra un precario e un dipendente pubblico è evidente che è più garantito quest’ultimo. La Regione deve tutelare e mettere in atto politiche in grado di dare sicurezza ai nostri figli e alle future generazioni”.
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