UDINE – L’opportunità preziosa di incrociare l’esperienza di un attore atipico dell’economia del nostro tempo e soprattutto un’eccezionale occasione di conoscenza, nello spirito di Tiziano Terzani. Proprio da questa premessa muove l’assegnazione del Premio letterario internazionale Tiziano Terzani 2013 – IX edizione, che va a un protagonista non ortodosso dell’economia mondiale, George Soros, per La crisi globale e l’instabilità finanziaria europea (Hoepli, 2012). Il libro raccoglie il pensiero del finanziere intorno alle questioni cruciali legate alla crisi economica internazionale, alle sue cause e soprattutto alle sue conseguenze, che si riproducono a livello globale con un effetto domino, coinvolgendo individui, società, sistemi. Proprio per cercare di far luce su temi così complessi, la giuria del premio Terzani ha deciso di riconoscere valore all’esperienza di George Soros, avviando nel contesto della IX edizione di “Vicino/Lontano”, in programma da giovedì 9 a domenica 12 maggio, e in linea con le finalità del festival, un percorso di indagine sul divario fra il funzionamento dei sistemi economico-politici e gli effetti concreti che, sempre più drammaticamente, si producono nelle nostre vite. Una riflessione che ci obbliga a prendere atto delle molte contraddizioni del mondo contemporaneo, confrontandoci con le ragioni degli altri, per mettere in discussione le nostre stesse certezze.
Il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani 2013, promosso per iniziativa dell’associazione culturale vicino/lontano di Udine e della famiglia Terzani, sarà consegnato a George Soros sabato 11 maggio, in occasione della serata ufficiale di premiazione che si svolgerà al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, alle 20, quando Soros sarà al centro di un dibattito con autorevoli interlocutori. «Sono sicura che Tiziano sarebbe stato curioso di ascoltare le ragioni di un protagonista, anche controverso, della finanza internazionale», dichiara Angela Staude Terzani, presidente della giuria.
Composta da Giulio Anselmi, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Omar Monestier, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Paolo Rumiz e Marino Sinibaldi, la giuria 2013 del Premio Terzani ha indicato i presupposti della assegnazione del Premio in queste motivazioni: “Finanziere di successo, Soros ha realizzato grazie alla sua attività ingentissimi guadagni, ma non si è mai sottratto a una sistematica assunzione di responsabilità in campo sociale, e anche indirettamente politico, con il fine di realizzare la “società aperta” teorizzata da Karl Popper, suo maestro alla London School of Economics. La rete delle Open Society Foundations opera infatti in tutto il mondo per promuovere la democrazia e le cause progressiste, finanziando movimenti di riscatto sociale e di opposizione, intellettuali, scrittori, artisti e media indipendenti. Dopo la crisi del 2008, convinto della necessità di un pensiero economico nuovo, Soros ha creato l’Institute for New Economic Thinking, nel cui direttivo siedono l’economista Jean-Paul Fitoussi e i premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen. Gli articoli raccolti nel suo ultimo libro, “La crisi globale”, – a cui va il Premio Terzani 2013 – scardinano il pensiero economico prevalente e sostengono la necessità di una diversa organizzazione della finanza internazionale. Soros invita a considerare il mercato non un fine ma piuttosto un mezzo per assicurare un equo benessere al maggior numero di persone possibile, in un quadro di garanzie democratiche. Fa appello infine alla classe dirigente europea affinché si assuma la responsabilità di ricercare soluzioni condivise che affrontino non solo la riduzione dei debiti ma anche la crisi valutaria, quella bancaria e il rilancio dell’economia nel rispetto di una più equa redistribuzione delle risorse”.
con preghiera di diffusione – ufficio stampa Premio letterario int. Tizano Terzani – Vicino /Lontano 2013
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George Soros è presidente del Soros Fund Management e fondatore della vasta rete di Open Society Foundations, diffusa in tutto il mondo. Nato a Budapest nel 1930 da una agiata famiglia ebraica, riuscì fortunosamente a sfuggire alle persecuzioni naziste, ma nel 1947 abbandonò il suo paese, caduto sotto l’occupazione sovietica. Dopo essersi laureato alla London School of Economics, si trasferì negli Stati Uniti, dove poté accumulare una ingente fortuna grazie alla sua attività manageriale in ambito finanziario, cui da sempre ha affiancato l’impegno filantropico. Le sue fondazioni promuovono e sostengono in oltre 70 paesi i valori della democrazia e della “società aperta”, con un impegno economico di circa 500 milioni di dollari l’anno. Molto critico nei confronti dell’attuale potere della finanza, ha fondato nel 2008 l’Institute for New Economic Thinking. E’ autore di numerosi bestseller, tradotti anche in italiano. La crisi globale e l’instabilità finanziaria europea (Hoepli), a cui va il Premio Terzani 2013, è il suo ultimo libro. I suoi interventi in materia di politica, società ed economia sono pubblicati dalle più prestigiose testate di tutto il mondo. Vive a New York.
Il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani è stato istituito nel 2005 dall’associazione culturale vicino/lontano di Udine, in collaborazione con la famiglia Terzani. Viene assegnato dalla giuria all’autore di un’opera – saggio, romanzo o reportage – che affronti i temi del confronto, delle relazioni e dei conflitti che si generano nell’incontro di culture differenti o che offra uno spaccato di civiltà in mutamento. Nelle precedenti edizioni è stato attribuito all’etnologo francese François Bizot (Il cancello, Ponte alle Grazie), al giornalista americano Johnatan Randall (Osama, Piemme), alla memoria di Anna Politkovskaja, a Fabrizio Gatti (Bilal, Rizzoli), al giornalista pachistano Ahmed Rashid (Caos Asia, Feltrinelli), a Umberto Ambrosoli (Qualunque cosa succeda, Sironi), a Leslie T. Chang (Operaie, Adelphi) e, l’anno scorso, allo scrittore egiziano Ala al-Aswani, tra i membri fondatori del movimento di opposizione “Kifaya” (Basta così). Fin dalla prima edizione, il Premio viene consegnato al vincitore a Udine, in occasione del Festival Vicino/lontano, che quest’anno è in programma dal 9 al 12 maggio.
Battere la crisi? Si può. La crisi globale e l’instabilità finanziaria europea
(George Soros, ediz. Hoepli, 2012)
George Soros, uomo d’affari di fama mondiale, la cui esperienza in campo finanziario non ha eguali, reagisce in tempo reale a un violento terremoto dell’economia. Nell’ultimo libro, che raccoglie e organizza i migliori saggi scritti in seguito alla crisi del 2008, afferma la necessità che gli Stati Uniti ristrutturino il proprio sistema bancario e finanziario; anticipa la globalizzazione della crisi, in particolare la sua pericolosa seconda fase in Europa; e auspica un’azione concertata su scala internazionale. Ripercorrendo il cammino che dal crac dei mutui statunitense ha condotto alle rivolte di piazza ad Atene, l’autore traccia spesso una strada alternativa a quella imboccata dai governi di Stati Uniti ed Europa. Soros è stato tra i primi a rendersi conto delle proporzioni della crisi e ad affermare che “non viviamo in tempi normali”. La sua analisi è persuasiva e autorevole, forgiata in anni di esperienza come manager di fondi e sostenitore dell’integrazione europea. La sua preoccupazione per il futuro dell’Eurozona è palpabile, oggi che i mercati mettono alla prova le banche e i processi politici europei, portandoli sull’orlo del tracollo come mai prima era accaduto – né era stato previsto – fin dalla nascita della Comunità Europea.
“Premonitore.”
-New York Times
“La regola aurea dell’economia, cioè che siano offerta e domanda a orientare i prezzi, è solo un punto di partenza per comprendere i mercati finanziari. Nei cicli di espansione e depressione, la teoria classica non è solo imprecisa, ma totalmente errata. Questa è l’argomentazione alla base del nuovo affascinante libro di George Soros.”
-The Times
“Nel variopinto ed eclettico campionario dei guru della finanza globale, George Soros è uno dei pochi che si è meritato sul campo il titolo di oracolo. Ha vaticinato l’uscita di Italia e Gran Bretagna dal Sistema Monetario Europeo nel 1992 […] Ha previsto e cavalcato il filotto di bolle speculative che dal ’98 a oggi ha fatto da stella polare ai mercati finanziari. Mischiando profitti personali (tanti) e filantropia, filosofia (‘non è vero che il mercato riesce a regolarsi da solo’) e politica. Un piacere e un dovere visto che – lo dice lui – finanza e governi sono aggrovigliati in una matassa inestricabile, da cui nascono gli equivoci che muovono i
listini.”
-Ettore Livini, La Repubblica
George Soros, estratti da La crisi globale e l’instabilità finanziaria europea (Hoepli, 2012)
La soluzione per la crisi dell’euro deve basarsi su tre pilastri: riforma e ricapitalizzazione del sistema bancario, un regime di eurobond e un meccanismo di uscita. Anzitutto, il sistema bancario. Il Trattato di Maastricht era stato ideato per affrontare solamente gli squilibri nel settore pubblico; ma gli eccessi del settore bancario si sono rivelati di gran lunga peggiori.
L’introduzione dell’euro ha scatenato boom immobiliari in Paesi come Spagna e Irlanda. Le banche dell’Eurozona sono diventate tra le più indebitate del mondo e devono essere urgentemente protette dai rischi di controparte. Il primo passo è stato quello di autorizzare il Fondo europeo di stabilità finanziaria a salvare le banche.
Ora bisogna aumentare in modo sostanzioso il capitale azionario delle banche. E se deve essere un’agenzia europea a garantire la solvibilità delle banche, allora deve anche sorvegliarle. Una potente agenzia bancaria europea spezzerebbe la relazione incestuosa tra banche ed enti di vigilanza, e interferirebbe decisamente meno con la sovranità nazionale rispetto a politiche fiscali dettate dall’alto.
In secondo luogo, l’Europa ha bisogno di eurobond. L’introduzione dell’euro doveva rafforzare la convergenza, ma di fatto ha creato divergenze, con livelli di indebitamento e competitività molto diversi. Se i Paesi fortemente indebitati devono pagare pesanti premi per il rischio, il loro debito diventa insostenibile. È esattamente ciò che sta accadendo. La soluzione è ovvia: i Paesi in deficit devono poter rifinanziare il loro debito alle stesse condizioni dei Paesi in surplus. Il modo migliore per farlo sarebbe attraverso gli eurobond, che sarebbero garantiti congiuntamente da tutti gli Stati membri. Il principio è chiaro, ma i dettagli richiederanno molto lavoro.
Dal momento che il destino dell’Europa dipende dalla Germania, e poiché l’emissione degli eurobond metterà a rischio la posizione creditizia della Germania, il compromesso dovrà per forza partire da quel Paese. La Germania, purtroppo, ha però un’idea distorta di politica macroeconomica, e vorrebbe che il resto d’Europa seguisse il suo esempio. Ma ciò che funziona per la Germania non può funzionare per il resto d’Europa: nessun Paese può trovarsi in surplus commerciale cronico senza che altri incorrano in deficit.