Rocciosi, insolenti e scatenati: i Motorhead hanno incendiato il parco di Villa Manin di Passariano con un’esibizione tanto torrida quanto rumorosa. Il gruppo britannico, pietra miliare nella storia dell’hard rock con spiccate influenze metal, e’ salito sul palco allestito nel giardino della residenza dogale regalando la sua unica esibizione dell’anno tra Italia, Austria, Slovenia e Croazia.
Iron Maiden @ Villa Manin 2010 Italy : photo of the beast
Oltre tremila i tagliandi staccati con una folta rappresentanza di fans giunti dall’estero, riscaldati dal live act introduttivo dei Bulldozer (storico gruppo milanese, caratterizzato dai rabbiosi interventi del cantante Alberto Contini, luciferino maestro di cerimonie dietro una sorta di pulpito). I Motorhead sono stati accolti dall’entusiasmo della folla per una band ormai leggendaria, nata a Londra nel 1975 e ancora oggi capitanata dal bassista e frontman Ian Fraser Kilmister (per tutti, solo ed esclusivamente Lemmy). Inconfondibile la miscela hard & heavy di un trio che, sopratutto nel finale del concerto, non ha dimenticato il puro e semplice speed rock & roll che ne aveva ispirato la nascita 50 milioni di album venduti fa. Dopo numerosi cambi di formazione, i Motorhead hanno trovato stabilita’ solo nel 1992 grazie all’arrivo del chitarrista Phil Campbell e del batterista Mikkey Dee. La stessa line-up vista all’opera questa sera in terra friulana nel primo evento della rassegna ‘Estate in Villa 2010’. Sul prato, invece, un pubblico capace di coprire almeno tre generazioni con tanto di t-shirt nere d’ordinanza per esibire il caratteristico quanto inquietante ‘Snaggletooth’, simbolo per antonomasia dei Motorhead con la sua fusione dei tratti di un cinghiale, un cane feroce e un gorilla. Lemmy e soci, animali da palcoscenico ben poco dediti allimprovvisazione, hanno dato il via a una sequenza di 17 brani spaziando dalla guerra (intesa come lotta contro la malvagita) al binomio alcol-droga, dal sesso alla vita ‘on the road. La ribalta, al solito, e stata tutta per il cantante-bassista con il look da bucaniere sotto il cappellccio da spietato rapinatore di diligenze. Voce roca e graffiante affiancata a una sezione ritmica granitica: dall’apertura affidata a ‘Iron first’ e a ‘Stay clean’ fino al gran finale, un’ora e mezza piu’ tardi, riservato alle classicissime ‘Ace of spades’ e ‘Overkill’ dopo una riuscita galoppata di commiato che ha trovato in ‘Brazil’ e ‘Killed by death’ i suoi episodi piu’ ispirati. Pochi fronzoli e nessun effetto speciale su un palco dove il sudore e’ scivolato via a fiumi in una sorta di greatest hits della band piu’ amata dai wrestler americani. In mezzo versioni standard e piuttosto brevi di ‘Be my baby’ e ‘Metropolis’ ma anche di ‘Over the top’ e ‘Power’. Secondo gli schemi anche gli assolo di Campell alla sei corde per introdurre ‘1000 names’ e di Dee ai tamburi durante ‘Tragedy’ tra echi di Saxon e Blue yster Cult, schegge di Judas Priest, Black Sabbath e perfino Ramones. Senza dimenticare quegli Iron Maiden attesi nella stessa cornice il 17 agosto prossimo. (ANSA).
Le foto che seguono sono a cura di Francesco Zanet