Tre secoli di storia, arte, cultura e un futuro dedicato ai giovani e alla conoscenza. Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann, sede della Scuola Superiore dell’Università di Udine, è stato inaugurato ufficialmente oggi, dopo la ristrutturazione e il restauro, in occasione del decennale dell’istituto di eccellenza dell’ateneo.
«Questo evento – ha spiegato il rettore dell’ateneo udinese, Alberto De Toni – rappresenta un momento di orgoglio per la nostra Università poiché la Scuola Superiore ha trovato nella splendida sede di palazzo Garzolini di Toppo Wassermann, patrimonio ora a disposizione anche della comunità, l’adeguata collocazione per garantire prestigio e continuità alla conoscenza ai massimi livelli». «Si celebra oggi – ha detto la direttrice della Scuola Superiore, Donata Levi – il primo decennio di un progetto complesso e ambizioso, scaturito dalla volontà di fornire a giovani particolarmente desiderosi di impegnarsi, una formazione interdisciplinare che metta in grado di misurarsi con la complessità del mondo attuale. E i risultati ottenuti in questi anni appaiono davvero molto confortanti».
All’inaugurazione sono intervenuti inoltre il sindaco di Udine, Furio Honsell; il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini; l’assessore regionale alla salute, Maria Sandra Telesca; il direttore della Biblioteca del Seminario arcivescovile, Sandro Piussi; il presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostini, e la rappresentante degli allievi della Scuola, Anja Habus.
Nell’occasione Attilio Maseri ha donato all’Ateneo due quadri che ritraggono il conte Francesco di Toppo e la sua seconda moglie Margherita Ciconi Beltrame. Il conte lasciò a fine ‘800 il patrimonio immobiliare, tra cui il palazzo, al Comune e alla Provincia di Udine per la fondazione di un istituto di istruzione, l’attuale Scuola Superiore dell’Ateneo.
Fulcro della mattinata è stata la lezione magistrale di Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte di fama internazionale, su “Il diritto alla cultura nella Costituzione italiana”. La lezione dell’accademico dei Lincei è stata preceduta dalla proiezione del video “emozionale” sulla Scuola Superiore (https://www.youtube.com/watch?v=Kn2uvCXG0jk), realizzato Marco Rossitti, regista e docente dell’ateneo friulano, assieme agli studenti della Scuola. Il video racconta le bellezze del palazzo e l’unicità dell’esperienza che gli allievi dell’istituto hanno l’opportunità di vivere.
La cerimonia è stata l’occasione per l’apertura della mostra fotografica “Tre nomi per un palazzo. Polcenigo, Garzolini, di Toppo Wassermann”, a cura di Martina Visentin. Organizzata dalla Scuola Superiore con il patrocinio di Comune e Provincia di Udine, sarà visitabile fino al 21 gennaio, dalle 9 alle 18, compresi sabato 5 e domenica 6 dicembre, e sabato 16 e domenica 17 gennaio. Sarà chiusa dal 24 dicembre al 6 gennaio.
La giornata ha visto anche un dibattito intitolato “La meglio gioventù: discussione sul ruolo nella società e sulle prospettive delle Scuole per l’eccellenza” con Furio Honsell, Riccardo Illy, Donata Levi, Daniele Livon, Federico Pirone, Gilberto Antonelli e Ruggero Spagnol. In conclusione la presentazione della Fondazione Crup dell’opera “Dell’architettura” di Vitruvio con interventi di Augusto Romano Burelli e Salvatore Settis e la partecipazione di Alberto De Toni, Lionello D’Agostini, Giovanni Torrenti e Giuseppe Morandini.
Il complesso, palazzo più collegio, si compone di una parte storico-monumentale costituita da palazzo Garzolini, che si affaccia direttamente su via Gemona, e dall’ex Istituto di Toppo Wassermann, che si sviluppa nella parte retrostante. La struttura,che si estende su circa 7.000 metri quadrati, fa parte del legato di Toppo Wassermann in proprietà al Comune e alla Provincia di Udine che, nell’ambito di un piano di riqualificazione del patrimonio immobiliare del legato, lo hanno concesso in uso all’Università per l’insediamento di un istituto superiore di studi, l’attuale Scuola Superiore, con annessa residenza universitaria. Il restauro è stato realizzato direttamente dall’Ateneo, su progetto dell’ingegner Antonio Rizzani di Udine. I lavori (2009-2013) sono stati diretti dall’ingegner Giampaolo Proscia, responsabile dell’Area edilizia e logistica dell’Università, con la collaborazione dei tecnici dell’Area, e del professor Pietro Ruschi, già ordinario dell’ateneo friulano, che ne ha curato la direzione artistica e il restauro. Il costo dell’intervento è stato di 8,7 milioni di euro di cui: 4,3 finanziati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur), 4 finanziati dalla Regione FVG a fronte di mutui con la Cassa depositi e prestiti e circa 400 mila euro con fondi del bilancio universitario.
L’intervento ha permesso di ricavare spazi diversificati per la didattica, la cultura, la residenzialità e i servizi di supporto, il tempo libero e l’amministrazione. La struttura, dotata di un ampio salone d’ingresso di 340 metri quadrati, comprende: 7 aule didattiche per complessivi 423 posti, di cui una di 198 posti, 5 di 35 e una di 50; un’aula informatica con 12 postazioni, l’auditorium di 100 posti e la Sala del Consiglio di 40 posti. I servizi residenziali sono composti da 84 alloggi – di cui 74 stanze singole con bagno (5 per utenti disabili) e 10 monolocali con angolo cottura, piccolo soggiorno, bagno e zona letto –, una lavanderia, una stireria e uno spazio per le biciclette. Per quanto riguarda il tempo libero, sono state realizzate una sala lettura, una sala musica dotata di pianoforte e una sala relax. Gli spazi dedicati ai servizi amministrativi e di supporto agli studenti comprendono, oltre alla portineria, uffici, sportelli per il pubblico e sale riunioni ad appannaggiodella Scuola Superiore e dei servizi per la didattica e gli studenti.
La Scuola Superiore, nata nel 2004, è l’istituto di eccellenza dell’Ateneo friulano, previsto già nello Statuto di autonomia del 1992. Il suo obiettivo è favorire una più qualificata preparazione degli studenti ammessi integrando i normali studi universitari per il conseguimento della laurea magistrale con percorsi paralleli di alta formazione. Gli allievi infatti devono seguire annualmente due corsi disciplinari e uno interdisciplinare, oltre a quelli di lingue straniere, fino alla discussione della tesi di licenza nell’ultimo anno per il conseguimento del diploma finale. Vi si accede per concorso (20 i posti disponibili ogni anno) ed è rivolta agli studenti più capaci, creativi e curiosi poiché richiede un rendimento qualificato e un’intensa partecipazione. In aggiunta alla formazione universitaria, la Scuola offre importanti opportunità di approfondimento degli studi e una serie di servizi, fra cui vitto e alloggio gratuiti, nella nuova e prestigiosa sede di palazzo Garzolini di Toppo Wassermann. Attualmente conta 83 allievi provenienti da tutta Italia, ripartiti tra la classe umanistica, 32, e quella scientifico-economica, 51. La preparazione impartita, favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro e della ricerca ai livelli più qualificati in Italia e all’estero, come dimostra l’esperienza dei 54 allievi diplomati dal 2009 ad oggi.
La mostra racconta i tre secoli di storia del palazzo attraverso le vicende delle famiglie Polcenigo e Garzolini che l’hanno costruito, abitato, modificato e utilizzato. Il complesso è stato teatro delle vicende politiche, economiche e personali degli esponenti delle due famiglie, nonché dei cambiamenti che hanno segnato la società udinese e friulana tra la fine dell’età veneta fino ai primi decenni dell’annessione al Regno d’Italia. Nel Novecento ha invece ospitato l’Istituto di Toppo Wassermann, luogo di formazione e istruzione per molte generazioni. La mostra propone materiali fotografici inediti sulle peculiarità storico artistiche del palazzo provenienti, in particolare, dalla Biblioteca civica “Vincenzo Joppi” e dai Civici musei di storia e arte di Udine. L’iniziativa è frutto di una prima attività di ricerca che condurrà a una prossima pubblicazione scientifica dell’Ateneo.
La vita del palazzo attraversa 300 anni di storia di Udine e del Friuli ed è legata alle vicende di alcune importanti famiglie di Udine. Il fondatore, Marzio di Polcenigo, lo costruisce tra il 1705 e il 1706 sul fondo che la moglie Tranquilla Gugliola aveva ereditato dal primo marito Pietro Bortoli. I secondi proprietari, i Garzolini, succedono nel 1790 quando i Polcenigo vendono il palazzo e le annesse proprietà a Margherita Annibale Mangilli, moglie del conte Giuseppe Garzolini. Nell’Ottocento l’edificio è residenza di Giusto Garzolini e della moglie Maria Sbroiavacca che, perso il marito e senza eredi, lascia la proprietà al fattore Giovanni Battista Job. Questi lo cede subito alla Casa di Carità orfanatrofio Renati. Nel 1900 il complesso viene acquistato dal Comune e dalla Provincia di Udine per realizzare il convitto maschile di istruzione e di educazione di Toppo Wassermann come da volontà del conte Francesco di Toppo (1797-1883). Durante la prima guerra mondiale viene utilizzato come ospedale militare. Infine, nel 2002 viene concesso in uso all’Università di Udine che, negli ultimi anni, ha lavorato per il recupero dell’intero complesso, in particolare delle decorazione ad affresco degli interni.
Modello di architettura veneziana, il palazzo è caratterizzato dalle strutture tipiche dei palazzi nobiliari secondo gli schemi dell’architettura della città dei dogi. La facciata mostra il gusto sobrio ed elegante dei palazzi di città, mentre gli interni si caratterizzano per l’atrio del piano terreno, lo scalone monumentale che conduce al primo piano dove si trova anche il salone di rappresentanza.
Trasformatasi nei secoli da residenza a struttura scolastica, nella forma originaria il palazzo comprendeva una cappella intitolata a San Pietro Apostolo, all’inizio dell’Ottocento trasformata in abitazione. In seguito l’edificio perde i caratteri della residenza nobiliare e viene suddiviso in quattro unità abitative. I cambiamenti più rilevanti si hanno quando il palazzo diventa scuola con convitto. La costruzione dell’edificio scolastico nel vasto cortile viene affidata all’architetto Provino Valle, autore anche della copertura vetrata. I lavori, che non interessano il piano nobile, avvengono tra il 1910 e il 1924.
La decorazione degli interni riprende il gusto che caratterizza i palazzi cittadini dei nobili udinesi tra la fine del Settecento e il primo Ottocento. Motivi neoclassici di colonne e monocromi a finto rilievo che ricordano l’antichità sono alternati a vedute di fantasia e stemmi di famiglia. I dipinti murali, risalenti al primo decennio dell’Ottocento, interessano gran parte del piano nobile e vengono attribuiti al pittore udinese Domenico Paghini. In cima alle alte pareti dello scalone di accesso, numerosi stemmi nobiliari si alternano a due serie di paesaggi. La cupola dello scalone si caratterizza per un gusto scenografico di maniera barocca. Gli spazi del soffitto vengono moltiplicati dalle invenzioni prospettiche di un loggiato e di una cupola: qui si legge 1705, data di costruzione del palazzo. Di più certa attribuzione sono gli affreschi del salone centrale, opera di Domenico Paghini. La decorazione delle pareti è elegante e raffinata: moltiplicati da una finta architettura di colonne e loggiati, gli spazi ospitano diverse figure, secondo la tradizione della grande pittura murale veneta. Anche gli affreschi caratterizzati da paesaggi di rovine della stanza del direttore vengono riferiti allo stesso Paghini.
Il video “emozionale” sulla Scuola Superiore descrive gli spazi del palazzo, la comunità che li abita, le attività didattiche e formative, i valori condivisi. Il filmato, della durata di due minuti e mezzo, è stato realizzato dal regista Marco Rossitti, docente di Tecniche e linguaggi del cinema e di Regia televisiva, assieme agli studenti della Scuola. Si avvale del contributo tecnico-artistico di professionisti del cinema, tra tutti: Giovanni Andreotta alla fotografia, Angelo Russo alle luci, Andrea Guarascio all’edizione e alla color correction, Antonio Petris e Marco Cecotto alla presa del suono. L’opera vede impegnati, nella veste di “attori”, studenti, docenti e personale amministrativo della Scuola Superiore, oltre al fotografo casarsese Stefano Ciol, protagonista di un cameo nella parte di se stesso. Il brano musicale che accompagna le immagini è opera dei compositori inglesi Paul Mottram e Bob Bradley, pluripremiati autori di colonne sonore per il cinema, la televisione e la pubblicità.