I sei droni della prima parte di INTERNET DRONES, conclusasi il 14 di Marzo, volano via per lasciare il posto ad altri sette: Miyo Van Stenis, Marco Cadioli, Jeremy Bailey, IOCOSE, Nick Briz, Gerhardt Rubio Swaneck e Kamilia Kard.
Politica, nuove forme di rivoluzione, sguardi satellitari, customification dell’arte e nuovi luoghi in cui poterla vedere, Interrogativi bellico ironici, ricerca di codici per una nuova estetica, mash up e glitch sono gli hashtag di questa grande seconda parte di INTERNET DRONES a cura di Kamilia Kard. La mostra inaugura Sabato 21 di Marzo ore 18 _ ULTRA c/o eflux studio_ Udine (IT)
L’artista venezuelana Miyo Van Stenis attacca la nuova politica restrizionista del suo paese, introdotta da Hugo Chavez nel 2012 con il lavoro VIGIPIRATE2.0 (prototype), 2015. Vigipirate è un sistema anti terrorismo basato su più livelli di sicurezza, l’artista lavora sul secondo livello “raise vigilance ” introducendo dati, informazioni e immagini che potrebbero comprometterla secondo la vigente normativa del suo paese in una Encrypted SD Card Memory. Il piccolo drone Cheerson CX-10 portatore della sd card si trasforma in un prototipo di libertà. Questo lavoro fa parte della serie di progetti-denuncia contro le ingiustizie e le repressioni del governo attuale venezuelano insieme a the revolution is printer all over me (2014 -ongoing) e la meta es desmontar la simulacion (2014- on going).
Persone catturate in angoli remoti del mondo dagli obbiettivi di google earth si confrontano con le immagini satellitari dello stesso luogo nella serie stampata So far and yet So Close (2014 – ongoing) di Marco Cadioli, dove lo sguardo del satellite diventa l’espressione oscurata delle persone riprese quasi inconsapevolmente dalle macchine fotografiche di google. L’artista inserisce per la prima volta l’elemento umano nei suoi lavori, ritraendo una drone ethnography e un nuovo modo di guardare e vedere il mondo costantemente mediato da devices e algoritmi.
Nuovi modi di “vedere” creano anche nuovi musei, e nuovi modi di acquistare le opere d’arte. Così l’artista canadese Jeremy Bailey ci presenta il suo lavoro video Nail Art Museum, realizzato con la realtà aumentata, in cui l’artista riproduce sulle sue dita celebri opere modellate col 3d affermando che la sua mano è più potente di molte istituzioni come il Whitney o la Tate. “[t]he plinth is the most powerful object in a museum. It allows you to host any artwork” e così vediamo alternare sui piedistalli che decorano le unghie dell’artista una molteplicità di opere di grandi autori. Una riflessione su contenuto e contenitore? E allo stesso tempo un nuovo tipo di contenitore o museo immaginario? La ricerca di Bailey su nuovi luoghi di scambio e di “custumification” delle opere d’arte trova ampio respiro nel suo attuale progetto online TheYouMuseum.
Cosa fanno i droni in tempo di Pace? Questa è la domanda a cui il collettivo IOCOSE prova a dare delle risposte con il progetto “In time of peace” (2014 – ongoing). Drone+ è la documentazione video di un drone che prova a correre i 100 metri registrando anche la propria attività con l’applicazione Nike+. “in time of peace” esplora la vita di un drone in congedo dalla guerra e dal terrore, una “snaturalizzazione” provocata da un contesto diverso da quello militare che vede il drone confrontarsi e cimentarsi con i limiti e le vanità umane. “In time of peace” è composto da due lavori: Drone+ e drones selfies (printer series).
Nick Briz ci fornisce un codice estetico nel suo tutorial on line thenewaesthetic.js (http://nickbriz.com/thenewaesthetic/#icons). Il lavoro dell’artista statunitense è un executable-essay / open-source javascript artware-library per una rapida [ri]produzione di composizioni definite new aesthetic. Seguendo passo per passo le spiegazioni del sito o del video tutorial si arriva alla creazione di un’opera di new aesthetic e alla codifica di una corrente artistica. theNewAesthetic.js fa parte del progetto New-Media Art One-Liners.
I glitch di Gerhardt Rubio Swaneck si confondono con l’urbanistica degradata di alcune città cilene nell’opera video Verbum die (2014), creando un parallelo tra errore digitale e errore socio-politico-culturale.
Kamilia Kard ci mostrerà l’installazione, customizable still-life (2015) ultimo lavoro dell’artista italo-ungherese che riutilizza, in un ready made analogico e digitale, oggetti di uso quotidiano come agende e cover di cellulari personalizzate con immagini pop in un’estetica post-internet.