Una riduzione complessiva degli organici pari a oltre il 15% del personale impiegato nelle Camere di commercio, con riduzioni che arriverebbero addirittura al 25% in quelle soggette ad accorpamenti. E inoltre tagli di interi settori di attività a sostegno delle imprese, come l’attività dei Confidi, gli incentivi alle start-up, le procedure di arbitrato e conciliazione, commercio estero e internazionalizzazione, promozione, formazione, studi, rilevazione prezzi. Questi gli scenari che potrebbero aprirsi per gli enti camerali con l’approvazione del decreto di riordino del settore, previsto nell’ambito dell’attuazione della Riforma Madia della pubblica amministrazione.
A lanciare l’allarme i sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil, che chiamano le rispettive strutture territoriali alla mobilitazione contro un decreto che, secondo quanto anticipato, appare in palese contrasto con i principi della riforma approvata in Parlamento. «A dispetto di quanto previsto dalla legge delega – spiegano le segreterie regionali Fp-Cgil, Cisl-Fp e Fpl-Uil – il testo del decreto mette in serio pericolo la tenuta occupazionale e i servizi alle imprese, con un esubero a livello nazionale di circa 1.000 lavoratori sui quasi 7.000 oggi impiegati direttamente dalle Camere di commercio e pesanti ripercussioni anche sul personale delle aziende speciali. Si tratta di una scelta grave non soltanto perché contraria alla volontà del Parlamento, ma in quantoassunta senza alcun confronto con i rappresentanti dei lavoratori e senza considerare le necessità del tessuto produttivo. Alla faccia dei proclami sulla necessità di rendere più efficiente il pubblico impiego – proseguono le segreterie – il Governo si accinge a prevedere la messa in mobilità, e quindi illicenziamento, di circa 1/7 degli operatori di un settore, quello camerale, che si è distinto nel tempo in modo continuativo per l’elevato livello di professionalità e di competenze, e attraverso il quale ogni anno vengono erogate risorse per oltre 500 milioni alle piccole e medie imprese. Preoccupa inoltre la paventata dismissione forzata a vantaggio dello Stato del patrimonio immobiliare degli enti camerali, creato negli anni grazie ai contributi delle imprese del territorio».
Da qui l’appello alla mobilitazione in tutti i luoghi di lavoro, in vista del 29 gennaio, data in cui il Consiglio dei ministri discuterà il decreto, e le quattro assemblee convocate nei quattro enti camerali della regione, che si svolgeranno domani (mercoledì 27 gennaio) a Udine (ore 12.30), giovedì a Gorizia (9) e Trieste (12.30), per chiudere a Pordenone lunedì 1° febbraio (10).
«La vertenza in atto – scrivono in una nota unitaria le segreterie regionali di categoria – relega in secondo piano le tante discussioni che hanno animato la costruzione dei possibili accorpamenti delle Camere nella nostra regione, e ci auguriamo che consenta di realizzare un fronte comune a difesa non solo dei lavoratori del settore, ma anche del livello qualitativo dei servizi che le Cciaa erogano in modo capillare sul territorio. Oltre ad essere viziato da un eccesso di delega, in quanto non accompagnato da una norma a garanzia dei posti di lavoro, la manovra in cantiere appare infatti macroscopicamente illogica e contraria all’interesse del Paese. Anche per questo la risposta dei lavoratori sarà compatta e decisa».