“Siamo a fianco delle due cittadine in quanto continuiamo a ritenere pienamente legittima la loro richiesta di trascrizione e, al contrario, assolutamente illegittima la cancellazione operata su indicazione del Ministro dell’Interno. Ecco perché abbiamo deciso di appoggiare il ricorso che le due donne hanno presentato”.
Così il sindaco di Udine, Furio Honsell, commenta la decisione con cui palazzo D’Aronco si costituirà in giudizio al Tribunale Amministrativo Regionale nel ricorso promosso dalle due cittadine, di cui una udinese, delle quali era stato trascritto nel registro di stato civile il matrimonio contratto all’estero. Trascrizione poi cancellata dal Prefetto di Udine, Provvidenza Delfina Raimondo, su indicazione del Ministro dell’Interno Angelino Alfano.
“Se tutta questa vicenda ha un senso generale – commenta ancora Honsell – è proprio quello di portare di fronte a tutti gli organi di giudizio una problematica così importante per i cittadini, ovvero quella della piena parità di diritti per le coppie omosessuali. E questo proprio perché, rispetto alla maggior parte degli Stati europei, il nostro Paese ha un deficit legislativo che mi auguro venga colmato al più presto. E credo che anche dibattiti come questo – conclude – possano risvegliare la coscienza dei nostri legislatori”.
Il 2 ottobre scorso, lo ricordiamo, primo caso in regione e su richiesta delle interessate, il sindaco del capoluogo friulano aveva reso noto di aver trascritto il matrimonio di due cittadine, di cui una udinese, sposatesi in Sudafrica e residenti ora in Belgio. Pochi giorni dopo il Prefetto di Udine aveva ufficialmente chiesto al sindaco di cancellare l’atto e dopo il rifiuto di Honsell, motivato dalle note redatte dall’avvocatura e dall’ufficio di stato civile del Comune, il Prefetto aveva provveduto, tramite un commissario ad acta, alla cancellazione dell’atto. Immediata era stata la reazione delle associazioni omosessuali e delle due donne interessate che, tramite l’associazione Rete Lenford, avevano presentato un esposto in Procura, secondo cui, questa la risposta del pm, il prefetto non ha compiti “sostanzialmente” abrogativi, né poteri di cancellazione del matrimonio, dichiarando quindi “non corretta” la circolare del Ministro Alfano.
Da qui la causa promossa dalle due donne presso il Tar. La decisione di costituirsi in giudizio da parte del Comune verrà invece formalizzata nel corso della prossima giunta comunale utile. Chiare le motivazioni addotte dall’avvocatura, secondo cui “non sussistevano impedimenti alla trascrizione dell’atto di matrimonio”, essendo l’atto stesso “rispettoso dei requisiti richiesti dagli artt. 27 e 28 della L:218/95, ed i suoi effetti sono regolati dall’art. 65 della medesima disposizione normativa”. La trascrizione dunque, sempre secondo l’avvocatura “non risultano contrari all’ordine pubblico”. A tutto questo si aggiunge il fatto, che sempre secondo il Comune e così come già richiamato anche dalla Procura udinese, “l’adozione di provvedimenti volti alla cancellazione di un atto indebitamente registrato sia riservata espressamente alla competenza del tribunale nel cui circondario si trova l’ufficio dello stato civile, riservando dunque la potestà di promuovere tale giudizio, o ai soggetti interessati o al procuratore della Repubblica”.