Udine: nuovo Piano regolatore, una città di quartieri

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Udine, 1 luglio 2011 – Udine “città di quartieri”. Nessuno stravolgimento: l’obiettivo è la riqualificazione di quelle parti di città che non si vogliono più definire “periferia”. “Abolire questo termine è la prima parola d’ordine che ci siamo dati – sottolinea l’assessore alla Pianificazione territoriale, Mariagrazia Santoro – Udine è una capitale composta da una serie di unità con grande identità e forza sociale e esigenze completamente diverse una dall’altra”. È questa la filosofia su cui si basa il nuovo Piano regolatore comunale, approvato all’unanimità dalla Giunta e il cui iter per l’adozione prosegue. Il documento ora andrà in Commissione Territorio e ambiente per arrivare poi in Consiglio comunale a fine luglio.

“È un piano realistico e realizzabile – sottolinea il sindaco Furio Honsell – che pone il cittadini al centro, che semplifica e razionalizza il territorio, interpretando la vocazione che Udine ha sviluppato negli ultimi 40 anni. I principi sono quelli di garantire qualità della vita e sostenibilità per tutti. Il significato di questo piano regolatore non è quello di fare di Udine una città grande, come alcune visioni del passato, ma una grande città modello di gestione del territorio. Un altro aspetto a cui tengo molto – conclude Honsell – è che questo piano è stato realizzato grazie al lavoro di tanti professionisti interni del Comune di Udine. Per questo motivo voglio ringraziare personalmente tutti, dal direttore di dipartimento Luigi Fantini al dirigente Giorgio Pilosio, ma anche tutti gli altri: Raffaele Shaurli, Mauro D’Odorico, Alessandro Bertoli, Armanda Burelli, Emiliano Francescut, Onorio Martinuzzi, Massimo Mattiussi, Francesco Carbone, Roberto Berti, Renzo Girardello, Emanuela Sgobino, Paola Rusich, Luciano Sapienza, Mario Garbino, Diana Calligaro, Loredana Cecovic, Bruno Grizzaffi e Andrea Romanini”.

Come sottolinea anche l’assessore Santoro: “Spero che i cittadini si riconoscano in questo piano e in questo progetto di città, che non è urlato, non ha toni forti, ma mette al centro la specificità “a misura d’uomo” che caratterizza Udine e che viene riconosciuta da sempre alla città, che abbiamo cominciato ad esplorare con la variante delle altezze. È un piano che vuole anche dare una maggiore chiarezza anche normativa”.

Il nuovo Piano regolatore è composto da progetti e la sua impostazione è molto diversa rispetto a quella dei piani realizzati fino ad oggi. La città, il cui ultimo Piano regolatore risale a circa 40 anni fa, viene progettata in base a quattro sistemi: ambientale, insediativo e dei servizi, della produzione e del commercio, delle infrastrutture e della mobilità. “Udine ha già soddisfatto esigenze di strutture fondamentali come scuole, ospedale, università, tribunale e stadio – sottolinea ancora Honsell – Bisogna capire quali sono le nuove esigenze. Lo sforzo del piano è stato quello di mettere le condizioni perché la qualità della vita non solo si mantenga ma anzi sia ancora più alta”.

74 aree da trasformare. Una delle principali novità della “forma” del Piano è la cosiddetta “scheda norma”, uno strumento nuovo che permette di dare indicazioni, prescrizioni o vincoli alla progettazione attuativa di una specifica area, per fare in modo che la parte di città da trasformare non sia più pensata come un’isola a sé, ma come parte di un “sistema quartiere”. “Uno dei difetti del piano vigente – spiega Santoro – è stato quello di permettere che le nuove lottizzazioni vengano pensate come “isole”, prive di relazione con quanto le circonda. Questo è uno dei motivi della carenza di qualità che molti cittadini lamentano in alcune parte della città”. Il nuovo Piano individua 74 “schede”, una per ogni “ambito di trasformazione”, ovvero per ogni luogo in cui si prevede una riqualificazione, come ad esempio le aree abbandonate (come ad esempio la Dormish in cui lo sforzo è soprattutto quello di capire quali sono le regole che possono facilitarne il recupero), zone di quartieri da completare (in alcune manca il parcheggio, in altre l’area verde, in altre ancora le strade fra diverse lottizzazioni non sono coordinate), alcune arterie degradate del centro (ad esempio verso via Ronchi, via Petrarca o via delle Ferriere). Come funzioneranno le schede norma? “Il privato – spiega Santoro – attua le prescrizioni della scheda norma attraverso piano particolareggiato o sistemi di convenzionamento collegati col permesso di costruire, più snelli rispetto al passato. La scheda, collegata con la conferenza interna per l’analisi dei piani particolareggiati, garantirà sicuramente efficacia, efficienza e maggiore qualità”.

Un’area verde ogni 300 metri. Un luogo dove giocare a pallone, un prato dove distendersi a leggere su un libro: a tutte le aree residenziali della città il nuovo Piano garantisce un luogo di aggregazione, in prevalenza uno spazio aperto e libero, o un’area verde, da utilizzare in modo libero e non strutturato ogni 300 metri, che rappresenta la distanza massima che un utente debole è disposto a fare pedonalmente (è anche la distanza fra le fermate di autobus). “Siamo riusciti a fare entrare la natura in città – dice Santoro -, attraverso la messa in evidenza di percorsi e collegamenti verdi, perché Udine è città molto verde con valenze ambientali importanti”. Saranno create nuove aree verdi, sia nei quartieri sia nelle aree dimesse, in modo aumentare la dotazione di spazi verdi. Successivamente saranno riscritte anche le norme del Parco del torre e del Cormor, insieme ai comuni contermini, che per la prima volta vengono coinvolti.

Una scala “sovracomunale”. Un’altra novità è il confronto con i comuni contermini. Per poterlo fare, i progetti hanno collegati i quattro sistemi con cui si è descritta e progettata la città alla scala del sistema urbano udinese. “È la prima volta che in modo esplicito il progetto per la città si confronta con territorio più vasto – dice Santoro – e da esso acquisisce una serie di “paletti””. Qualche esempio? La continuità dell’asta del torrente Torre e Cormor, la possibilità di costruire “autostrade verdi” nelle campagne, corridoi eco-biologici, non solo fra nord e sud ma soprattutto fra est e ovest della città, la costituzione di una rete ciclopedonale continua che non si fermi al confine del comune di Udine, il riconoscimento che anche i comuni dell’hinterland hanno una loro identità e quindi non è opportuno realizzare “saldature” residenziali fra i diversi centri abitati.

Non privilegia una zona rispetto ad un’altra. Non ci sono zone della città che il nuovo piano andrà a modificare di più. “Non si è partiti a priori con una preferenza di temi o di luoghi da progettare – evidenzia Santoro – ma il nuovo Piano parte da un’indagine molto puntuale sullo stato di fatto e con le situazioni reali: l’esito quindi è uniforme su tutta la città”. L’indagine è stata svolta sui luoghi e con l’ascolto dei cittadini che hanno sollevato temi e problemi (l’amministrazione ha fatto due volte il giro dei quartieri, ha fatto rispondere a questionari, ha organizzato riunioni con associazioni, tavole rotonde, convegni e incontri intercomunali). Non solo. Il Piano ha fatto un lavoro di ridisegno sulla nuova base cartografica, che ha permesso di eliminare una serie importante di errori contenuti nel piano regolatore vigente (tracciati delle strade, perimetri che non battevano sui tracciati, ecc.)

5 zone residenziali. Il Piano riscrive tutta la normativa sulla residenza e individua così 5 zone residenziali con caratteristiche precise. È stato semplificato anche il tema del centro storico, eliminando tutto l’apparato che ormai non serve più e che ormai è stato completamente attuato. Anche per il centro storico, dunque, si farà riferimento al Piano regolatore. Sono stati mantenuti gli edifici storici da tutelare. Attualmente ne sono stati catalogati 320 (ma in futuro le schede saranno aggiornate), dei quali 211 che vanno dal periodo eclettico-storicista ai giorni nostri (99 di grande interesse architettonico e 112 di interesse tipologico), 65 ambiti urbani di interesse tipologico-ambientale, 15 complessi legati alla storia industriale, mulini e percorso delle rogge e 29 rappresentativi dell’architettura di matrice rurale.

“Ambiti pubblici sensibili”. Per migliorare la qualità della vita, in particolare nei quartieri, il Piano individua i cosiddetti “ambiti pubblici sensibili”, spazi e percorsi di uso pubblico, strade commerciali del centro città e connessioni dei quartieri che hanno bisogno di interventi di riqualificazione. In questa aree, l’arredo urbano, i materiali per la pavimentazione delle aree pedonali e quelle dei veicoli devono essere realizzati in modo da evidenziare in modo chiaro ai cittadini che si trovano in un “ambito pubblico sensibile”, attraverso dispositivi “traffic calming” per mettere in sicurezza i pedoni dal traffico veicolare: un centro di quartiere, un tratto di strada di mercato, un attraversamento di una connessione ciclopedonale, uno spazio urbano di connessione. Per quanto riguarda la mobilità, il Piano pone particolare attenzione ai collegamenti stradali di medio e lungo periodo, come ad esempio quello Planis-Bearzi o quello fra via Lumignacco e via Pozzuolo.

La zona industriale. Il Piano si occupa anche della questione dell’ampliamento nell’ambito della Ziu per un nuovo scalo ferroviario che supporti lo sviluppo dell’area. “La Ziu rappresenta la zona industriale per eccellenza – sottolinea Santoro – perché ospita sia l’Abs sia il Parco scientifico e tecnologico, dunque il “top” dell’industria manifatturiera e dell’innovazione”. Le due strutture principali da sviluppare in questa zona saranno quindi quelle ferroviarie per avere traffici sostenibili e le autostrade informatiche per poter disporre di un’area all’avanguardia. Un lavoro, anche in questo caso, che è portato avanti con i comuni contermini.

Più attenzione all’ambiente e alle energie rinnovabili. In fase di predisposizione dei piani attuativi, nelle zone residenziali il Piano impone di verificare la possibilità di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili per soddisfare il più possibile la necessità di energia degli edifici. In generale, poi, il progetto di edifici, aree verdi e strade dovrà cercare di garantire un accesso ottimale alla radiazione solare per gli edifici, di orientare le strade e i lotti in modo da privilegiare la disponibilità di ampie superfici disposte a sud, per poter applicare in maniera efficace i principi della bioedilizia, di trarre vantaggio dai venti per strategie di ventilazione e affrescamento naturale di edifici e aree pubbliche. Nelle aree industriali e artigianali è obbligatorio dotare le aree esterne destinate a parcheggio di pavimentazioni drenanti che permettano la crescita dell’erba e di alberi di alto fusto autoctoni. Nei casi di nuove costruzioni, ampliamenti o ristrutturazioni, le imprese di trasporto e di logistica dovranno realizzare un progetto per mitigare l’impatto del rumore, le emissioni dei veicoli e le ripercussioni sulla viabilità. Per gli impianti industriali, inoltre, il piano attuativo dovrà prevedere la progettazione di coperture e involucro dei fabbricati per massimizzare l’efficienza degli impianti di fonti energetiche rinnovabili, sistemi di illuminazione stradale che minimizzino l’inquinamento luminoso, recupero e riutilizzo di acque meteoriche. Infine, fra gli esempi di riqualificazione dell’aree industriali dimesse, il piano particolareggiato per Molin Nuovo impone di valorizzare le aree da destinare a verde pubblico, della roggia di Udine e dell’edificio ex battiferro, da recuperare con restauro conservativo. Lungo la roggia dovrà anche essere previsto un percorso ciclopedonale. Nella zona potranno essere realizzati interventi volti al risparmio energetico: se l’apporto di fonti energetiche supererà il 25% del complessivo fabbisogno, le superfici utili potranno essere fino al 5% in più.