Udine: “Ospiti in arrivo” non è colpevole di favoreggiamento né invasione di edifici

Udine: “Ospiti in arrivo” non è colpevole di favoreggiamento né invasione di edifici

afgani1

È stato archiviato il procedimento sui sette volontari ed ex volontari di Ospiti in Arrivo, associazione che opera a Udine a scopo umanitario, che a maggio scorso si erano visti recapitare un avviso di conclusione delle indagini preliminari per i reati di invasione di edifici e favoreggiamento della permanenza di stranieri presenti illegalmente in Italia al fine di trarne ingiusto profitto.
Il Gip Emanuele Lazzaro ha accolto la richiesta del PM Claudia Danelon e ha disposto l’archiviazione del procedimento. Nessun reato di invasione, né di favoreggiamento della permanenza di stranieri, nessun ingiusto profitto per i volontari, che anzi hanno messo a disposizione le loro risorse per sopperire a quella che viene dichiarata esplicitamente una «temporanea ma significativa incapacità delle Istituzioni» a far fronte agli arrivi di richiedenti asilo in città.
È la conclusione cui è giunta la Procura di Udine dopo due anni di indagini sull’attività della ONLUS Ospiti in Arrivo, che si riteneva interessata a trarre profitto dalla permanenza di stranieri per poter beneficiare del 5 mille ma che secondo il PM «non si discosta da una apparente e ben sviluppata attività di soccorso e assistenza, con fornitura di cibo e beni di primaria necessità». Un’attività che volontari ed ex volontari di Ospiti in Arrivo hanno ampiamente documentato nelle memorie difensive, essendo stata proprio questa la motivazione con cui l’Associazione, poi costituitasi in ONLUS, è nata a dicembre 2014: offrire aiuto e assistenza a migranti e richiedenti asilo provenienti dalla rotta balcanica, esclusivamente a scopi umanitari.
Richiedenti asilo – non clandestini dunque, ma persone con diritti ben diversi – per la maggior parte provenienti da Afghanistan e Pakistan che arrivavano in città senza trovare alcuna struttura di prima accoglienza e costretti quindi a rifugiarsi dentro edifici dismessi. Qui, i volontari portavano pasti caldi, coperte e beni di prima necessità, da cui l’accusa di occupazione, archiviata perché non vi è prova che gli indagati abbiano condotto i richiedenti asilo invadendo loro per primi tali immobili.
A giugno scorso la notizia dell’inchiesta – esacerbata nei toni dal giornale locale, che le ha assegnato la denominazione di “profugopoli” – era stata accolta con grande sgomento, tanto che era subito partita una petizione on-line “Solidarietà ad Ospiti in Arrivo: arrestateci tutti!”, a favore dell’associazione, sostenuta tra gli altri dal giornalista Fabrizio Gatti, dal senatore Luigi Manconi, dall’avvocato Alessandra Ballerini. Il mese seguente, la Rete Accoglienza del FriuliVenezia Giulia, formata da più di 40 realtà del territorio, ha aperto una raccolta fondi a sostegno delle spese legali dell’associazione. Numerosi giornali e riviste hanno dato notizia dell’inchiesta, facendola rientrare tra i cosiddetti “delitti di solidarietà” imputati ad attivisti e associazioni che operano ai confini e nelle città per offrire supporto umanitario ai migranti.
“L’esito della vicenda di Ospiti in Arrivo Onlus- commenta il presidente dell’associazione, Mauro Casasola- è un successo per tutti e si aggiunge a quello del contadino della Val Roia, Cédric Harrou, e del ricercatore dell’Università di Nizza, Pierre-Alain Mannoni. Si tratta di conquiste che tracciano degli importanti precedenti per tutti quei “delitti di solidarietà” di cui sono ancora ingiustamente accusate diverse realtà in Italia e in Europa”.
L’attività dell’Associazione Ospiti in Arrivo in questi mesi non si è mai fermata. Attualmente l’Associazione, che nel tempo ha allargato il suo campo d’azione dando vita a una scuola d’italiano e a una lunga serie di iniziative di sensibilizzazione nelle scuole e in città, è ancora impegnata – sempre e soltanto a scopi umanitari – nel primo supporto ai richiedenti asilo in arrivo nella città di Udine .