“La decisione che abbiamo preso di fronte alla richiesta di queste cittadine nasce da una analisi giuridica specifica condotta dai nostri uffici e che ci permette di riconoscere la possibilità di trascrizione del loro matrimonio contratto all’estero nei registri di stato civile del Comune di Udine.
Il nostro non è un atto che si sostituisce a quello che è un vuoto legislativo e che può essere colmato soltanto dal Parlamento, ma vuole essere un contributo concreto per spingere il Parlamento stesso ad armonizzare la normativa italiana a quella della maggior parte degli altri Paesi europei. E questo con profondo rispetto delle norme italiane che in nessun misura si intende violare”.
Così il sindaco di Udine, Furio Honsell, rende noto oggi, 2 ottobre, primo caso in Regione, l’avvenuta trascrizione del matrimonio delle due cittadine, di cui una udinese, sposatesi in Sudafrica e che hanno presentato richiesta a Udine. La trascrizione del loro matrimonio nei registri di stato civile del Comune, avvenuta il 30 settembre scorso, segue l’incontro tenutosi il giorno prima con il primo cittadino del Comune di Pordenone, Claudio Pedrotti, e del vicesindaco di Trieste, Fabiana Martini. Un incontro organizzato per trovare una posizione condivisa su questa tematica e conclusosi con la decisione di valutare caso per caso ogni singola richiesta. Esattamente come ha fatto palazzo D’Aronco che ha accolto, dopo un’attenta verifica, la richiesta delle due cittadine residenti a Bruxelles.
“La nostra intenzione – spiega ancora Honsell – è quella di promuovere, in piena legalità, un’azione per il pieno riconoscimento dei diritti civili dei cittadini. Diritti che non possono e non devono discriminare in base all’orientamento sessuale dei cittadini stessi. Il significato del nostro atto è quindi un effettivo contributo a mostrare come anche un diniego aprioristico alla trascrizione di fatto non sia nemmeno legittimato dall’ordinamento”.
Soddisfazione è stata subito espressa dalle associazioni omosessuali che il sindaco ha voluto avvisare immediatamente. “Esprimiamo un plauso al sindaco Honsell – dichiara il presidente di Arcigay Friuli, Giacomo Deperu – che così si assume la responsabilità che ogni sindaco dovrebbe assumersi rispetto ai bisogni dei propri cittadini senza discriminarli per l’orientamento sessuale. Auspico – prosegue – che questo sia un segnale forte per l’affermazione della dignità di ogni coppia omosessuale del nostro Paese e che possa essere lo stimolo perché altri Comuni della regione procedano alle trascrizioni. Capiamo le difficoltà normative che imbarazzano i sindaci –prosegue –, ma chiediamo che non si rendano complici restando a guardare passivamente una palese situazione di discriminazione che pesa ogni giorno sulle spalle della comunità omosessuale della regione. Come accaduto a Udine – conclude Deperu rivolgendo un appello a tutti gli altri sindaci del Fvg – abbiate il coraggio di scendere al nostro fianco in questa battaglia di civiltà”.
Nella nota esplicativa redatta dagli uffici comunali per questo caso specifico, viene chiarito che l’articolo 18 del DPR del 3 novembre 2000 n. 396 che dispone che “gli atti formati all’estero non possono essere trascritti se sono contrari all’ordine pubblico”, non può “essere invocato al caso di specie ai fini di un rifiuto alla trascrizione”. E questo per tutta una serie di ragioni dettagliatamente approfondite nella nota. A cominciare dal fatto che sono rispettati tutti i requisiti richiesti dalla legge italiana sulla forma del matrimonio (art. 28 della legge 31 maggio 1995, n.218), ovvero che il matrimonio sia considerato tale dalla legge del luogo di celebrazione (e nella Repubblica Sudafricana il matrimonio same-sex è legale dal 6 marzo 2010). Ma anche che il matrimonio sia considerato tale dalla legge nazionale di almeno uno dei coniugi al momento della celebrazione (e una delle due coniugi è cittadina sudafricana) e, infine, che il fatto che il matrimonio debba essere considerato tale dalla legge dello Stato di comune residenza in “tale momento”. E la donna udinese, all’atto della celebrazione, era regolarmente compresa all’anagrafe degli italiani residenti all’estero. A tutte queste ragioni si aggiunge anche il fatto che “la vita matrimoniale è prevalentemente localizzata in Belgio”, dove la coppia risiede e dove il matrimonio omosessuale è parificato a quello eterosessuale. Di conseguenza “l’atto di matrimonio – si legge ancora nella nota degli uffici di palazzo D’Aronco – risulta valido in quanto legittimamente formato secondo le norme del Paese di provenienza e comunque valido anche nel Paese di prevalente localizzazione della vita matrimoniale”.
“Questa opportunità che siamo riusciti ad individuare grazie al lavoro degli uffici comunali – conclude Honsell – sta a dimostrare come effettivamente la normativa in merito sia abbastanza fragile. Proprio per questo motivo il nostro atto è un richiamo affinché il legislatore intervenga, tenuto conto anche di una realtà presente in tutto il mondo e della natura profondamente laica dell’atto stesso. Non essendoci un divieto puntuale nell’ordinamento, il percorso che abbiamo individuato, dunque, sta a dimostrare proprio la necessità di un intervento legislativo e la fragilità dell’attuale gestione di questa tematica”.