Udine: Vicino/Lontano, “Politica e potere”  – 22 apr 2015

Udine: Vicino/Lontano, “Politica e potere” – 22 apr 2015

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UDINE – Cosa significa oggi affidare un mandato politico? Cos’è rimasto del ‘patto sociale’ Dove e come si decide la “realpolitik”? E’ questo il tema del terzo appuntamento del ciclo “Le parole per dirlo. Come cambiano le forme dei legami sociali”, promosso dal festival Vicino/Lontano 2015 con la Sezione Fvg della Società Filosofica Italiana e con il patrocinio del Comune di Udine. Quattro incontri per leggere il nostro tempo: per trovare le parole più adatte a raccontare una società che si evolve sempre più rapidamente, che sempre più spesso ci lascia senza le forme utili a pensare il nuovo e senza le “parole per dirlo”. Vera e propria anticipazione tematica dell’XI edizione di Vicino/Lontano dedicata a “Totem e tabù” – in programma a Udine da giovedì 7 a domenica 10 maggio – il progetto “Le parole per dirlo” prosegue mercoledì 22 aprile alla Casa della Contadinanza di Udine (ore 18) con il dialogo su “Politica e potere. Chi sono i soggetti del “patto”? Protagonisti saranno Giacomo Marramao, docente di Filosofia teoretica e Filosofia politica all’Università di Roma, autore di fondamentali opere di filosofia politica, e Luca Taddio, editore di Mimesis e studioso di fenomenologia, estetica e politica. L’incontro, a ingresso libero, sarà condotto da Beatrice Bonato. Info www.vicinolontano.it email info@vicinolontano.it tel. 0432 287171

Nella figura del patto il pensiero politico moderno ha proiettato la fondazione della società civile e dello Stato: un patto a partire dai cittadini, dai loro interessi e dalle loro volontà rivolte al bene comune. Per quanto astratta sia poi risultata l’immagine del patto sociale, è sopravvissuta a lungo la convinzione democratica che la politica debba essere legittimata dal consenso, espresso attraverso procedure previste dalle costituzioni. Certo è risaputo che la politica “reale” viene decisa nelle stanze del potere, attraverso negoziazioni personali, e il realismo ha sempre avuto buon gioco nell’opporre l’impurità dell’azione alla purezza della teoria. Che però i soli patti da prendere sul serio siano quelli tra i leader politici, che le elezioni non contino quasi più, è effetto recente dell’evoluzione post-democratica dei nostri sistemi di governo e delle nostre società. Si tratta di un processo irreversibile o esiste qualche alternativa, magari più consistente e meno ambigua della democrazia digitale?