Migliora il rapporto con le banche ma si allungano i tempi di pagamento
per le medie imprese del Nordest (per il 49% oltre i 90 giorni). Il 68% di
esse prevede un aumento del fatturato nel 2011 (il 61% nel 2010) e il 58%
un incremento della produzione. La quota di medie aziende esportatrici è
passata dall’85% del 2008 al 95% nel 2011 ed emergono segnali di recupero
sul fronte occupazionale, pur se si è ancora lontani dai livelli
pre-crisi: il 30,2% delle aziende di medie dimensioni del Nord Est ha
ricominciato dallo scorso anno a espandere la propria base occupazionale,
riducendo il ricorso agli ammortizzatori sociali. Sono alcuni dei dati più
significativi illustrati oggi in Camera di Commercio di Udine, nell’ambito
della presentazione dei risultati del Rapporto curato da Mediobanca e
Unioncamere sulle medie imprese industriali, con focus sul Nord Est. Due
le metodologie di analisi incrociate “ una con lo studio dei bilanci e il
relativo sviluppo dal 1999 al 2008, e una concentrata sugli elementi più
recenti, tra il 2008 e il 2011, con un’indagine effettuata lo scorso marzo
“ per fotografare con completezza una dimensione impresa «che, pur
rappresentando solo il 2,2% delle aziende manifatturiere in regione,
concorre per oltre il 32% alla formazione del valore aggiunto del comparto
industriale, per oltre il 35% all’occupazione e per il 36% all’export
regionale», ha precisato il presidente della Cciaa Giovanni Da Pozzo, che
ha ospitato l’appuntamento, ricordando come l’ente camerale abbia da tempo puntato l’attenzione sulla media impresa, affidando già lo scorso anno uno studio sul suo peso nell’economia friulana all’Università di Udine. «Se dobbiamo guardare avanti “ ha precisato il presidente “ dobbiamo infatti pensare a un sistema strutturato. Innovazione internazionalizzazione
saranno fondamentali per essere competitivi nel post crisi, per questo è
necessario che la piccola impresa cresca o faccia aggregazioni per stare
al passo e risalire».
I due filoni indagati dal rapporto sono stati presentati l’uno da Emanuela
Salerno dell’Ufficio Studi Mediobanca, l’altro da Domenico Mauriello del
Centro Studi Unioncamere. A completare l’incontro, moderato dal professor
Stefano Miani del Dipartimento di Scienze Economiche e statistiche
dell’Università di Udine, le testimonianze di Remo Solari, presidente di
Stark Spa, Roberto Moroso, ad di Moroso Spa, e Chiara Valduga, presidente
di Cividale Spa, che si è soffermata sull’esperienza della sua azienda nel
percorso da media a grande impresa e sul valore delle reti d’impresa.
Indagine 1999-2008. Ha coperto l’universo delle manifatturiere del Nord
Este definite nella classe 50-499 dipendenti e 15-330 milioni di euro di
fatturato: sono state inidividuate 1461 società dell’area Nord orientale.
La maggior concentrazione di medie imprese si ha in Veneto (48%) e in
Emilia Romagna (39%) Quelle della provincia di Udine sono 48.
Lo sviluppo del valore aggiunto delle medie imprese del Nord Est è stato
del 43% nel decennio, di poco superiore alla media nazionale (+40%), in
cui però brilla particolarmente il Friuli Vg con un +60,7% e soprattutto
la provincia di Udine, con un 65,5%. Lo sviluppo per le grandi imprese,
nello stesso periodo, è stato negativo: le medie hanno saputo tenere e
hanno perso meno rispetto alle grandi. La struttura finanziaria resta
molto solida, con il patrimonio netto che supera gli impieghi in attivi
immobilizzati e contribuisce al forte saldo attivo delle partite correnti.
Il ricorso alla Borsa resta però trascurabile. Il rendimento del capitale
(roi) investito nelle medie imprese del Nord Est nel 2008 è stato pari al
9,1% contro l’ 8,5% dei gruppi maggiori italiani. La tassazione continua a
essere punitiva, con un’aliquota media nel 2008 pari al 38% per le medie
imprese italiane contro il 28% delle grandi imprese italiane e il 24%
delle maggiori multinazionali europee. L’Irap colpisce il reddito e
rappresenta un grande peso per le medie imprese, che puntano al made in
Italy e hanno personale altamente qualificato.
Dinamica congiunturale recente Ha completato il quadro fornito
dall’analisi dei bilanci e si è basato su un campione rappresentativo
delle medie imprese del Nordest, intervistate attraverso un’indagine
effettuata nel marzo di quest’anno. Le medie imprese, dopo le difficoltà
riscontrate nel biennio 2008-2009, hanno ulteriormente accresciuto la
propensione all’export (il 63% delle medie imprese del Nord Est esporta
contemporaneamente su almeno un mercato Ue e su uno extra-Ue), tanto che la quota di aziende esportatrici è passata dall’85% del 2009 al 95% del 2011. Anche se, ha ricordato il professor Miani, «le nostre aziende
sembrano ancora troppo concentrate su Paesi tradizionali, come la
Germania, verso cui le prospettive di crescita non sono elevate. Manca
ancora – ha precisato – la forza o la volontà di affrontare nuovi mercati
stimati in maggiore sviluppo». Secondo l’indagine presentata da Mauriello,
per quest’anno prevale la convinzione che le vendite all’estero
cresceranno a buon ritmo (lo prevede il 60% delle medie imprese) e, allo
stesso tempo, riprenderà vigore il mercato domestico (lo attende il 41% di
medie imprese). Le imprese investitrici aumentano dai tre quarti del
2008-2009 al 96% del 2010 e in 86 casi su 100 si è deciso di investire in
Ict. In miglioramento il rapporto delle medie imprese con il sistema
bancario (la percentuale di medie imprese del Nord Est che ha evidenziato
difficoltà di accesso al credito nel 2010 si è ridotta al 20% contro il
22% del 2009), tuttavia il 38% delle aziende segnala un peggioramento dei
tempi di pagamento dei clienti: solo il 12% vede infatti i propri crediti
saldati entro 60 giorni. Il 49% riceve quanto le spetta oltre i 90 giorni.
Per dare un’iniezione di qualità alle proprie produzioni, le medie
imprese hanno puntato principalmente su assunzioni qualificate di
professioni tecniche e su operai specializzati. Questo processo di
innalzamento qualitativo del personale e di riorganizzazione interna ha
portato il 31% delle medie aziende a maturare l’intenzione di riportare
all’interno fasi di lavorazione prima affidate all’esterno, e un ulteriore
81% ha intenzione di concentrarsi maggiormente su attività strategiche di
sviluppo dei prodotti.
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