Atteso ritorno per UdinEstate 2017 degli appuntamenti di “Letture in corte”, il fortunato progetto in tandem tra gli ideatori Angela Felice e Paolo Patui che per sette estati ha richiamato un foltissimo pubblico nello spazio all’aperto di palazzo Morpurgo e che ora, dopo una pausa di due anni, viene rispolverato e rinnovato. La formula resta la stessa del passato – Paolo che legge e commenta, Angela che contrappunta e puntualizza, alcuni esperti che dibattono – ma con la variante che i libri oggetto di indagine di questa nuova edizione si presteranno anche ad un’agile riflessione sui fatti che hanno provocato svolte epocali nella storia moderna e contemporanea dell’Italia, con echi particolari in Friuli. Tre dunque le serate in programma per tre mercoledì di seguito, tutti alle 21 e sempre nel giardino di corte Morpurgo, a cura dell’associazione Modo e del Teatro Club Udine.
Si parte mercoledì 7 giugno con un focus sulle lotte del Risorgimento e sui loro riflessi nel nostro territorio, temi sui quali si soffermerà uno degli ospiti della serata, lo storico Enrico Folisi. Il cuore della serata, e oggetto di lettura, verrà però soprattutto dal dramma in tre atti “La sua gloria”, scritto nel 1938 da un giovanissimo Pier Paolo Pasolini, allora studente sedicenne del liceo classico Galvani di Bologna. Una vera chicca teatrale, di cui si erano perse le tracce prima del fortunato ritrovamento nel 1996 negli archivi polverosi della scuola bolognese e con il quale il giovane Pier Paolo vinse il primo premio nella sezione “drammaturgia” dei Ludi Juveniles, che appunto aveva per tema l’illustrazione di un episodio del Risorgimento.
Non senza contrapporsi polemicamente al dramma dannunziano “La Gloria”, il testo pasoliniano era liberamente ispirato alle “Mie prigioni” di Silvio Pellico e alla figura del carbonaro Antonio Solera, processato in piazza San Marco a Venezia nel 1821 e poi incarcerato nello Spielberg. In quel protagonista, in realtà, il giovane autore trasfigurò molta parte di se stesso, e vi costruì il ritratto di un poeta inquieto, scisso tra i due desideri della gloria letteraria e patriottica: un binomio tra poesia e impegno che si colloca presto nel cuore della sensibilità pasoliniana e che peraltro, sempre negli anni giovanili, ricompare sdoppiato anche nello scontro tra i due fratelli Colùs al centro del dramma friulano del 1944 “I Turcs tal Friúl, il contemplativo Pauli e il ribelli Meni”. Nella sua gloria la modifica più misteriosa e intrigante è però anche quella del nome del protagonista Solera, che Pasolini mutò in Guido, il nome del fratello allora tredicenne, poi trucidato a seguito della strage di Porzûs. Tanti aspetti autobiografici, esistenziali, culturali rendono dunque prezioso questo testo precoce e, sia pur nella sua acerbità, quasi programmatico, come provvederà a illustrare l’altro ospite illustre della serata, Stefano Casi, grande esperto dell’opera pasoliniana, soprattutto teatrale.
#eventi
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Si parte mercoledì 7 giugno con un focus sulle lotte del Risorgimento e sui loro riflessi nel nostro territorio, temi sui quali si soffermerà uno degli ospiti della serata, lo storico Enrico Folisi. Il cuore della serata, e oggetto di lettura, verrà però soprattutto dal dramma in tre atti “La sua gloria”, scritto nel 1938 da un giovanissimo Pier Paolo Pasolini, allora studente sedicenne del liceo classico Galvani di Bologna. Una vera chicca teatrale, di cui si erano perse le tracce prima del fortunato ritrovamento nel 1996 negli archivi polverosi della scuola bolognese e con il quale il giovane Pier Paolo vinse il primo premio nella sezione “drammaturgia” dei Ludi Juveniles, che appunto aveva per tema l’illustrazione di un episodio del Risorgimento.
Non senza contrapporsi polemicamente al dramma dannunziano “La Gloria”, il testo pasoliniano era liberamente ispirato alle “Mie prigioni” di Silvio Pellico e alla figura del carbonaro Antonio Solera, processato in piazza San Marco a Venezia nel 1821 e poi incarcerato nello Spielberg. In quel protagonista, in realtà, il giovane autore trasfigurò molta parte di se stesso, e vi costruì il ritratto di un poeta inquieto, scisso tra i due desideri della gloria letteraria e patriottica: un binomio tra poesia e impegno che si colloca presto nel cuore della sensibilità pasoliniana e che peraltro, sempre negli anni giovanili, ricompare sdoppiato anche nello scontro tra i due fratelli Colùs al centro del dramma friulano del 1944 “I Turcs tal Friúl, il contemplativo Pauli e il ribelli Meni”. Nella sua gloria la modifica più misteriosa e intrigante è però anche quella del nome del protagonista Solera, che Pasolini mutò in Guido, il nome del fratello allora tredicenne, poi trucidato a seguito della strage di Porzûs. Tanti aspetti autobiografici, esistenziali, culturali rendono dunque prezioso questo testo precoce e, sia pur nella sua acerbità, quasi programmatico, come provvederà a illustrare l’altro ospite illustre della serata, Stefano Casi, grande esperto dell’opera pasoliniana, soprattutto teatrale.
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