Giunge alla ventesima edizione il festival Udin&Jazz, organizzato dall’Associazione Culturale Euritmica, con la collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Udine e del Comune di Udine, inserita nel contenitore di UdinEstate che anche quest’anno si segnala per la scelta inequivocabilmente originale dei contenuti e che in occasione di un importante compleanno si delinea quanto mai “provocatoria” nelle intenzioni e trasversale nelle proposte dei generi. Figure carismatiche e “trasgressive”, portavoci delle più diverse espressioni musicali ma anche di messaggi dalla profonda portata culturale, sociale, emotiva: questi i “ragazzacci” del mondo di Udin&Jazz 2010, che portano nel capoluogo friulano le testimonianze dei linguaggi jazz più all’avanguardia e di qualità, ma anche ampi sguardi al blues, al rock, al pop, al soul e alla musica popolare, che nella passionalità, nell’anticonformismo, nell’impegno sociale, nella volontà di partecipazione hanno il loro comune denominatore.
Come ormai nella tradizione il festival esordisce in provincia con una serie di appuntamenti itineranti che vedono protagonisti alcuni tra i migliori nomi del panorama jazz friulano: il sassofonista e compositore Nevio Zaninotto (figura di riferimento del jazz del Friuli Venezia Giulia e musicista dall’esperienza più che ventennale)- , con il suo gruppo Art Project è interprete, come spiega egli stesso, di uno stile “classico, ben fatto, basato sul brillante fluire creativo”, lontano dagli sperimentalismi, e apre la rassegna a San Giorgio di Nogaro, sabato 19 giugno, alle 21. A seguire lunedì 21 giugno a Cervignano del Friuli (ore 21) sale sul palcoscenico il Juri Dal Dan Trio: protagonista dal 2002 di svariati festival e alla sua terza incisione discografica, qui la formazione si presenta con un ospite d’eccezione, il batterista romano Massimo Manzi, già collaboratore, tra gli altri, di solisti del calibro di Metheny, Wheeler, Fresu, Urbani, Rava, …
Conclude la sezione itinerante il progetto “Secret Stories” del Maurizio Pagnutti Jazz 6et a Tricesimo, martedì 22 giugno, alle 21: un gruppo recente, dal grande impatto sanguigno, elevata precisione tecnica e un misto di sensibilità jazz, vitalità funky, energia blues e innata istintività.
Il festival approda nel centro di Udine mercoledì 23 giugno: le strade e i luoghi d’incontro del capoluogo friulano vivono di musica e di cultura in ogni loro angolo (molte le iniziative musicali e culturali che arricchiscono le giornate udinesi) e gli appuntamenti con le performance musicali (tre concerti al giorno, a partire dalle ore 18) sono anticipati dagli Incontri Jazz, curati dal critico Neri Pollastri, dove il pubblico avrà la possibilità di incontrarsi, parlare, confrontarsi con i protagonisti del festival: primo degli incontri in programma, quello con il clarinettista e saxofonista udinese Daniele D’Agaro, il 23 giugno alle 16, nella Chiesa di San Francesco, nuova suggestiva location del festival, dove il musicista presenta anche alcuni video raccolti nei suoi tour americani.
Beat Spirit è il progetto di Francesco Bearzatti (sax/clarinetto) e Claudio Cojaniz (pianoforte) che apre la serie dei concerti nella prima giornata udinese, nella Corte di Palazzo Morpurgo alle 18: l’operazione sonora del friulanissimo duo delinea il suo spirito, anche grazie alle incursioni pittoriche improvvisate on-stage da Roberto Taverna. Segue nella Chiesa di San Francesco, alle 19.30 il D’Andrea Three: Franco D’Andrea al pianoforte, Daniele D’Agaro (udinese al top dei referendum tra i sax italiani) al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone, tre veri mattatori del palcoscenico, propongono una set intenso che attraversa tre generazioni.
Chiude la prima giornata udinese la performance della statunitense Dana Fuchs (sempre il 23 giugno al Teatro San Giorgio, alle 22) con la sua band. Una voce sanguigna e travolgente per la sua potenza, una presenza scenica totalizzante, vibranti le influenze soul, rock e blues della sua musica: Dana Fuchs è un’artista dal talento eccezionale e poliedrico (celebre il ruolo di Janis Joplin interpretato in “Love, Janis” e di Sadie in “Across the Universe”): lei stessa definisce le sue canzoni caratterizzate da una “vibrazione soul e rock… ma con un tocco di realismo”.
Giovedì 24 giugno il festival prosegue con i Mocambo Swing che presentano, nella Corte di Palazzo Morpurgo alle 18 il lavoro discografico “La Bela Vie”, accompagnati dalle incursioni pittoriche di Massimiliano Gosparini. Uno stile che fa dell’eterogeneità la propria forza, quello dei Mocambo Swing, che mescolano con ironia il mondo verace della musica gypsy con quello intellettuale del jazz. Di grande impatto per la loro visionarietà e bellezza le illustrazioni “live” dell’artista udinese Massimiliano Gosparini. I Presi per caso proseguono la giornata in Piazza Matteotti alle 19.30: una band fondata nel 2004 per volontà di alcuni ex detenuti che, scontata la pena, decidono di fare da trait d’union fra la società “dei liberi” e quella delle carceri, sensibilizzando l’esterno al problema della vita in prigione e portando all’interno delle mura solidarietà e spiragli di vita esterna. Un appuntamento inusuale conclude la giornata: “Il mio mitra è un contrabbasso” è il titolo della serata tributo a Demetrio Stratos (alle 22 nella Chiesa di San Francesco). All’inizio è previsto un incontro, a cura di Neri Pollastri, che vede la partecipazione di Patrizio Fariselli e Paolo Tofani degli Area, Daniela Ronconi Demetriou (moglie del cantante) e Luciano D’Onofrio e Monica Affatato, autori del documentario “La Voce Stratos”, che viene proiettato a conclusione dell’incontro. Pubblicato nel 2009 con molte testimonianze inedite, “La Voce Stratos” è un video che, oltre a rappresentare l’importanza della rivoluzione vocale imposta dalle tecniche arcaiche di Demetrio Stratos, e il suo imprescindibile messaggio verso la ricerca e la sperimentazione, il suo anelito verso il nuovo, il suo rifiuto di tutte le imposizioni dogmatiche, ritrae su diversi piani le inquietudini politiche e sociali del movimento degli anni Settanta e la realtà culturale a partire dalla fine dei Sessanta.
Venerdì 25 giugno continua il tributo alla storia musicale degli anni Settanta con l’incontro, nella Chiesa di San Francesco, alle 16, con Patrizio Fariselli, Ares Tavolazzi e Paolo Tofani, protagonisti dell’Area Reunion, al centro del grande concerto finale della serata.
Nel pomeriggio (ore 18, Corte Palazzo Morpurgo) va in scena il progetto di Salvatore Russo e il suo Gypsy Jazz Trio. Al suo terzo disco come chitarra solista, l’ultimo cd in ensemble, del 2009, inciso con Speciale e con Stochelo Rosenberg è dedicato al gipsy jazz (il titolo è “La touche manouche”), che trae origine dall’esperienza artistica di Django Reinhard e mescola gli influssi dell’antica tradizione zingara Manouche e il jazz americano.
Gradito ritorno è quello di Zlatko Kau?i? (che segue, alle 19.30, in piazza Matteotti), percussionista di livello mondiale sulla scena del jazz d’avanguardia che, dopo la spettacolare performance con Saadet Turkoz e Giovanni Maier per Udin&Jazz 2009, propone quest’anno il suo Zlatko Kau?i? Kombo, un ensemble di giovani musicisti sloveni che da sei anni suonano assieme un repertorio di brani composti dallo stesso Kau?i? . La serata si conclude al Teatro San Giorgio, alle 22, con un omaggio alla grande storia della musica italiana, una scelta coraggiosa che vede riunirsi i mitici Area, la band che negli anni Settanta ha rivoluzionato il rock italiano. Protagonisti dell’Area Reunion sono Patrizio Fariselli al pianoforte, Ares Tavolazzi al contrabbasso e Paolo Tofani alle chitarre ed effetti elettronici; a loro si unisce il batterista friulano U.T. Ghandi. Il contributo della band alla storia del rock – da “Caution Radiation Area” a “Are(a)zione” a “Maledetti (Maudits)” – e alla ricerca dei più provocatori accostamenti (c’è davvero ogni tipo di espressione negli esperimenti degli Area, dal pop al progressive, dal jazz alla world music in embrione), non è solamente una rivoluzione formale degli stilemi musicali, l’imposizione di una nuova avanguardia, ma anche un nuovo modo di sperimentare i contenuti delle canzoni, la volontà di esprimere un messaggio reale e una presa di posizione dal forte impatto sociale e politico che rivive oggi con la stessa forza e attualità di allora.
L’ultimo giorno (sabato 26 giugno) che anima il centro cittadino, prima del gran finale atteso sul piazzale del Castello, esordisce con un’esperienza speciale: alle ore 16, nella Chiesa di San Francesco, Pino Saulo, giornalista e critico di Rai Radio 3, intervista il grande James Blood Ulmer, protagonista del concerto finale della serata. Accanto a lui, ad “interpretare” l’intervista, Antonia Tessitore: l’incontro – naturalmente aperto al pubblico – verrà registrato e mandato in onda all’interno di Battiti, trasmissione del palinsesto di Rai Radio 3.
Alle 18, a Corte Palazzo Morpurgo, si prosegue con il Massimo De Mattia Mikiri Quartet. De Mattia è compositore e sperimentatore e le sue opere discografiche suggeriscono spesso riferimenti extra-musicali (Schiele, Artaud, Bataille, Genet, Giacometti, Pasolini…); con oltre quindici dischi all’attivo, De Mattia è un artista versatile e si presenta a Udine alla guida di una band di ottimi musicisti friulani.
Alle 21, al Teatro San Giorgio, il sorprendente L’Apertura 2010, spettacolo a metà strada tra reading e concerto, della “ragazzaccia” Nada, qui assieme al fondatore di una delle band più significative nella storia del rock italiano, i CCCP, Massimo Zamboni. In scaletta, brani di entrambi i repertori solisti con alcune perle dei CCCP cantate dalla magica voce della Signora Malanima. Sul palco ci saranno anche Simone Filippi e Luca Rossi degli Ustmamò.
Un commiato emozionante ci porta infine alla Chiesa di San Francesco , alle 23, con un’icona del jazz mondiale, in esclusiva nazionale: James “Blood” Ulmer, “un incrocio tra Jimi Hendrix, Bob Dylan e Mike Bloomfield”, come è stato definito, che porta a Udine l’ultimo dei suoi lavori discografici, un’appassionata e sofferente testimonianza della New Orleans travolta dall’uragano Katrina.“Bad blood in the city. The piety street sessions” (questo il titolo del cd) è datato 2007, quasi tre anni dopo il dramma di Katrina, ma non è un caso: “è stato più importante registrare questa musica più tardi piuttosto che subito dopo l’uragano. Quando i media non erano più concentrarti sull’evento, è allora che la tragedia è cominciata a scivolare via dalla memoria: ma non dobbiamo dimenticare. Parlarne è una piccola strategia per evitare che il ricordo cada nel buio”. Queste canzoni sono l’essenza del blues: politicamente “scorrette” per precisa volontà, tristi e ossessive, toccano problematiche esistenziali e rappresentano le contraddizioni e le complicazioni dell’America, che Blood affronta con passione e struggimento nella sua musica sin dall’inizio della sua carriera.
E si rinnova la tradizione di un ultimo, cruciale appuntamento presso il Castello di Udine, distaccato dal calendario quotidiano del festival e atteso come una grande festa finale: per l’edizione 2010 protagonista del “cameo” conclusivo della manifestazione (il primo luglio alle 21.30) è il fascino di Malika Ayane, “dalla voce arancione scuro che sa di spezia amara e rara” (così ne parla Paolo Conte): dopo aver conquistato pubblico e critica nel 2009 con il suo album d’esordio e il conseguente tour con più di 30 date in tutta Italia, Malika Ayane porta dal vivo il suo nuovo album “Grovigli” (uscito su etichetta “Sugar” il 19 febbraio) in uno spettacolo affascinante in cui alterna i nuovi brani ai già numerosi successi come “Feeling better”, “Sospesa” e “Come foglie”. Con il brano “Ricomincio da qui”, che vede la collaborazione di Malika Ayane con Pacifico sulle musiche scritte da Ferdinando Arnò, l’artista ha vinto quest’anno il Premio della Critica intitolato a Mia Martini e attribuito in base ai voti delle testate accreditate al Festival di Sanremo. A Udine con Malika Ayane una band dal grande interplay: Giulia Monti al violoncello, Stefano Brandoni alla chitarra, Marco Mariniello al basso, Carlo Gaudiello alle tastiere e Phil Mer alla batteria.
Arricchiscono la manifestazione, da mercoledì 23 a sabato 26, alla Chiesa di San Francesco (tutti i giorni dalle 15.30 alle 23.00) un’interessante mostra fotografica che ripercorre i più bei momenti legati al festival, dal titolo “VENT’ANNI DI UDIN&JAZZ”, con una selezione degli scatti più significativi ed emozionanti di Luca d’Agostino/Phocus Agency e gli Aperitivi Jazz, ogni giorno alle 12.00, all’Osteria Alla Ghiacciaia.
Inoltre, visto il successo ottenuto nella sua prima edizione, si ripropone il Workshop “Cantare Interpretare Emozionare”, con la direzione artisca di Barbara Errico (da venerdì 25 a domenica 27 – Università degli Studi, Sala Florio – Palazzo Florio)