Le recenti novità sulla fase tre per le vaccinazioni di massa che apre ad altra fascia di età e ai soggetti vulnerabili non possono che essere accolte con favore e aprono spiragli di speranza in uno scenario che in Friuli Venezia Giulia desta forti preoccupazioni.
In un recente incontro dell’esecutivo regionale della Uil pensionati dove sono rappresentati i territori della regione sono state messi però in evidenza i disagi che soprattutto gli anziani incontrano nella campagna vaccinale.
Mentre si discute delle categorie di lavoratori cui riconoscere un accesso prioritario alle vaccinazioni, resta molto elevato il numero di anziani, anche over 80, non vaccinati o che non riescono a prenotare il vaccino. Questo ritardo, che non può essere spiegato soltanto con le incertezze sulle forniture e con il caso Astra Zeneca, contribuisce purtroppo ad aggravare gli effetti di una pandemia che ha riportato gli ospedali del Friuli Venezia Giulia a livelli altissimi di occupazione dei reparti Covid e delle terapie intensive, in particolare.
Accelerare le vaccinazioni tra gli anziani è la condizione indispensabile per tornare ad abbassare le curve e a ridurre gli effetti del virus. Contagi e decessi, ci vedono purtroppo ai vertici delle classifiche nazionali, e se le vittime si attestano su livelli più bassi rispetto ai picchi della seconda ondata è grazie alle vaccinazioni nelle case di riposo, tra i cui ospiti i contagi sono oggi prossimi allo zero. Ma 15-20 morti al giorno, fatte le debite proporzioni, equivarrebbero a 750-1.000 morti su scala nazionale, e gli stessi ricoveri in terapia intensiva, rapportati alla popolazione, denotano un +30% di incidenza rispetto al dato nazionale: numeri che fotografano impietosamente la nostra situazione. La massima diffusione e la rapidità delle vaccinazioni tra anziani e soggetti deboli è condizione imprescindibile per invertire la rotta e svuotare le terapie intensive. Nonostante la maggiore aggressività della variante inglese del virus abbia causato un sensibile abbassamento nell’età media dei contagiati, infatti, non va dimenticato che sono sempre gli anziani a patire gli effetti più gravi del virus
Occorre inoltre predisporre un piano concreto per far fronte alle liste di attesa senza affidarsi unicamente a un maggior ricorso ai privati e potenziare il ruolo dei servizi territoriali; davanti a questa emergenza dovrebbero essere elaborate nuove strategie per il recupero delle prestazioni e rafforzare strutturalmente i dipartimenti di prevenzione che hanno mostrato evidenti lacune di fronte al preoccupante dilagarsi della pandemia.
Al di là della campagna vaccinale e delle altre misure specifiche da mettere in campo contro la pandemia, è indispensabile inoltre un cambio di marcia nella stesura dei piani aziendali che devono essere orientati in modo più stringente allo sviluppo dei servizi sociosanitari di prossimità, alla revisione degli ambiti di assistenza primaria e a un rafforzamento strutturale degli organici. Obiettivi, questi, da perseguire in stretta correlazione con il Piano sanitario nazionale che sarà sostenuto dal Recovery Plan e con un percorso che preveda, diversamente da quanto accaduto finora, il pieno coinvolgimento dei sindacati dei lavoratori e dei pensionati.