Nato negli anni ‘20 del ‘900, il trampolino per i tuffi di Grado era diventato uno dei simboli dell’Isola del Sole. A causa dei bassi fondali e per mancata manutenzione, già dagli anni ‘80 il trampolino non era più utilizzabile come prima. Probabilmente, in quel periodo storico, nessuno si accorse che era l’unico trampolino al mondo che avrebbe dovuto essere conservato come simbolo della cultura sportiva e balneare gradese. Il giorno 31 ottobre 2012 il mare se l’è preso per sempre facendolo crollare a causa dello scirocco sostenuto.
«Gradesi e ospiti, sono cresciuti su un’Isola che offriva davvero tanto – dice il presidente del Consorzio Grado Turismo, Thomas Soyer -. Degli anni ‘60, ‘70 e ‘80, a molti restano tanti piacevoli ricordi: estati indimenticabili, l’atmosfera, l’aria vibrante di un’Isola vivace. Purtroppo, parecchi di questi pensieri, memorie e piccoli dettagli stanno sparendo irrimediabilmente negli ultimi anni, come è scomparso il trampolino. Ora, un bel progetto firmato dallo studio Architect and Friends dell’architetto Michele Atzenhofer, prevede di riportare a Grado uno sport tipico del mare: il nuoto. La nuova piattaforma per i tuffi rappresenta solo una parte dell’idea complessiva: come in una piscina, le corsie virtuali di nuoto iniziano alla fine del molo con dei trampolini bassi e si estendono in mare aperto fino al punto in cui si trovava il vecchio trampolino. Le linee delle “corsie” di nuoto modellano la struttura della nuova torre e formano le varie parti: la piattaforma, un trampolino alto, due bassi e un sundeck (prendisole). Le linee nette fanno sembrare il trampolino elegante e leggero, ma allo stesso tempo offrono la sicurezza necessaria per rappresentare un punto focale per i nuotatori in mare aperto – spiega Soyer -. La struttura può essere progettata in modo flessibile, tale da adattarsi alle maree e può essere trasportata in porto d’inverno. Alla sera, appena gli ultimi bagnanti avranno lasciato la torre, la natura se la riprenderà. La forma elegante fa apparire le singole parti come uccelli che rimangono nell’acqua, in compagnia di quelli, numerosi, che già frequentano la laguna gradese circostante.