Università, i rettori del FVG: massima attenzione agli atenei

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Nota congiunta dei rettori delle Università di Udine e Trieste, Cristiana Compagno e Francesco Peroni, e del direttore della Scuola internazionale Superiore di Studi avanzati (Sissa) di Trieste, Guido Martinelli, in vista della ripresa in Consiglio regionale del dibattito, che precederà la conversione in legge della norma, sul disegno di legge regionale sul sistema di finanziamento alle Università.

«In occasione del riavvio, in Consiglio regionale, del dibattito sul ddl in materia di finanziamento del sistema universitario regionale, ribadiamo la nostra adesione all’idea ispiratrice del progetto, volta a rendere più trasparente e più efficace, in chiave di capacità di risultato e di competitività, l’azione degli Atenei e dei Conservatori, quali attori primari dell’alta formazione in regione».

«In questo spirito, ci preme sottolineare la novità rappresentata dall’entrata in vigore, il 29 gennaio scorso, della riforma universitaria (legge n. 240 del 2010): la manovra nazionale, infatti, introduce incisive innovazioni su profili come il modello di governo degli atenei e il sistema di valutazione nazionale delle università, che non potranno non riverberarsi sulla disciplina che il Consiglio regionale si accinge a varare. Auspichiamo pertanto che il legislatore regionale ponga la massima attenzione nel coordinare il proprio testo con la sopravvenuta normativa nazionale, a scongiurare il rischio di ricadute disfunzionali sulla nuova disciplina regionale».

«Ancora – proprio perché convinti della scommessa sottesa al ddl – vogliamo riaffermare il principio secondo il quale ogni strategia di sviluppo del sistema della ricerca e dell’alta formazione non può fondarsi esclusivamente sulla reingegnerizzazione del sistema stesso, ma richiede coerenza sul piano degli investimenti. Non si fa strategia solo dettando nuove norme, ma anche sostenendo le riforme con adeguate risorse finanziarie. Sotto questo profilo, non possiamo non registrare, con preoccupazione, la circostanza che le riforme in atto – tanto sul piano nazionale, quanto su quello regionale – avvengano a risorse calanti».