Come noto, da lunedì 18 maggio i fedeli potranno di nuovo partecipare alla Messa. Lo prevede il protocollo firmato dalla Cei e dal governo lo scorso 7 maggio. Un accordo che cerca di conciliare le esigenze di culto con il massimo di sicurezza possibile per la salute pubblica. Inizierà cioè una “normalità” diversa da quella di prima, e abituarsi potrebbe non essere facilissimo. Per questo le Chiese locali, da sole o insieme ad altre diocesi, hanno preparato dei “vademecum”, piccoli prontuari di comportamento da seguire per garantire la ricchezza delle celebrazioni comunitarie senza venir meno alle esigenze di prudenza e di rispetto della normativa vigente. Tra i manualetti più particolareggiati quello preparato dalla Chiesa di Venezia, firmato l’11 maggio dal patriarca Francesco Moraglia.
Chi può partecipare
Elemento centrale è naturalmente la responsabilità dei fedeli. Coloro che accedono ai luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche, devono infatti indossare mascherine e igienizzarsi le mani con un apposito liquido messo a disposizione all’ingresso. Chi lo desidera inoltre può usare guanti monouso nuovi, tenendoli anche durante la celebrazione. Il tutto, tenendo conto di una condizione di base: è consentito partecipare al culto solo se non si presentano sintomi influenzali/respiratori, se non si ha una temperatura corporea di 37,5°C o più. Regole naturalmente che valgono anche per sacerdoti, diaconi, religiosi, ministri ordinati e così via..
Quante persone in Chiesa?
Uno dei problemi più seri legati alla ripresa delle celebrazioni con il popolo riguarda il numero dei partecipanti. A tal proposito una nota del ministero dell’interno precisa che in un luogo di culto chiuso i presenti non possano essere più di 200 mentre il Comitato tecnico scientifico chiede che per le cerimonie religiose celebrate all’aperto sia consentita una partecipazione massima di 1.000 persone. In ogni caso tornando al vademecum del patriarcato di Venezia spetta al “legale rappresentante” (cioè quasi sempre il parroco) stabilire la capienza della chiesa (entro i dati indicati prima) nel rispetto delle norme di sicurezza anti contagio. Di qui l’invito a considerare preferibilmente solo posti a sedere; a garantire che tra le persone ci sia sempre una distanza di non meno di un metro davanti e ai lati; a valutare l’opportunità di disporre i posti a sedere “a scacchiera”, per evitare che una persona, inginocchiandosi, si trovi troppo vicino a chi gli è davanti; a tener conto di situazioni particolari, come la necessità di spazi adeguati e a distanza di sicurezza anche per persone che debbano spostarsi con carrozzine o girelli. È opportuno inoltre contare il numero dei posti a sedere per indicarlo in un apposito cartello da appendere all’ingresso. Da rispettare sempre anche la distanza di sicurezza, almeno 1.5 metri durante gli spostamenti, in particolare all’ingresso e all’uscita.
Il ruolo dei volontari
Naturalmente per garantire il rispetto delle condizioni di sicurezza il legale rappresentante non può fare tutto da solo. Sono necessari «collaboratori affidabili che – indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, guanti monouso nuovi e un evidente segno di riconoscimento – favoriscano l’accesso e l’uscita, controllino il mantenimento delle distanze e il rispetto delle regole di igienizzazione, verifichino che le persone si siedano nei posti autorizzati e vigilino sul rispetto del numero massimo di presenze». Ciò non toglie che là dove possibile si adottino misure per aumentare il numero delle presenze: ad esempio ricavare posti a sedere anche nel “sagrato” e utilizzarlo come ampliamento della chiesa; Ma si può anche considerare l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche..
L’igienizzazione
Al termine di ogni funzione o comunque prima di quella successiva si deve inoltre: igienizzare il luogo di culto e la sacrestia; cambiare l’aria; disinfettare accuratamente i vasi sacri, vassoi, ampolline o ogni altro oggetto utilizzato; disinfettare accuratamente i microfoni. Non è necessaria la “sanificazione” degli ambienti, mentre occorre una loro “igienizzazione”, «cioè una buona ordinaria pulizia delle superficie di contatto» e per contrastare la sopravvivenza del virus vanno tolti «drappi e parati, cuscini, santini, pubblicazioni in distribuzione, libri di preghiera e di canti» mentre devono essere protetti «con distanziatori le immagini sacre e i simulacri in modo che non possano essere toccate». Quanto alle acquasantiere «continuino a rimanere vuote».
Regole per celebrare
Molto articolato il capitolo relativo alle attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche. I particolare si chiede di:
ridurre al minimo indispensabile la presenza di concelebranti e ministri;
rispettare le condizioni di distanziamento fisico, il che rende per ora impossibile l’utilizzo dei cori, mentre è possibile usufruire di strumentisti e cantori;
omettere lo scambio del segno della pace.
Quanto al celebrante, può rimanere senza la mascherina durante la Messa fino al momento della distribuzione della Comunione avendo però cura di tenere coperte le pissidi poste sull’altare.
La Comunione
Circa la Comunione: nelle concelebrazioni ci sia un calice per ogni celebrante; «se ciò non fosse assolutamente possibile, si eviti la concelebrazione; se la concelebrazione fosse veramente inevitabile, gli eventuali sacerdoti concelebranti si comunichino “per intinzione” prima che il celebrante si comunichi all’unico calice disponibile».
Inoltre: il ministro celebrante si comunichi al calice assumendo tutta la specie del vino; agli altri eventuali ministri si dia la comunione con la sola specie del pane; Il celebrante e gli eventuali altri ministri della Comunione: si igienizzino le mani con disinfettante alcolico; indossino guanti monouso nuovi e mascherina; offrano la Comunione esclusivamente sulla mano dei fedeli; nel porre l’ostia abbiano cura di mantenere un’adeguata distanza di sicurezza e di non toccare le loro mani; si valuti inoltre «l’opportunità di istruire i fedeli che, al posto di rispondere “Amen” a voce alta a “Il Corpo di Cristo” lo esprimano interiormente e lo manifestino con inchino del capo.
Come ci si mette in fila
Importanti i criteri da seguire nel formare la fila dei fedeli. Nello specifico: va rispettata la distanza di 1,5 metri uno dall’altro e di almeno un metro tra la fila e i fedeli che sono al posto; non ci devono essere file parallele di fedeli distanti meno di 1,5 metri l’una dall’altra. Mentre sono in fila i fedeli devono portare la mascherina da rimettere subito dopo aver ricevuta la Comunione. Per la prolungata permanenza del virus sulle superficie poi, nei luoghi destinati ai fedeli non devono essere presenti sussidi per i canti o di altro tipo di preghiere, santini e quant’altro). Tuttavia si potrebbero preparare dei foglietti fotocopiati contenenti i testi della Messa e i canti, distribuirli all’ingresso (dopo l’igienizzazione delle mani), chiedendo che li portino con sé al termine della celebrazione. Le collette inoltre non vanno raccolte durante la celebrazione, ma deposte in appositi contenitori collocati agli ingressi o in altro luogo idoneo.
Non solo Messa
Le misure presentate dal vademecum, sottolinea il patriarcato di Venezia valgono anche per le celebrazioni diverse da quell’eucaristica o inserite in essa (Battesimo, matrimonio, unzione degli infermi ed esequie), e quindi per gli incontri di preghiera, le veglie, il “fioretto” del mese di maggio.
Quanto al sacramento della Penitenza va amministrato non nei confessionali, ma in luoghi ampi e areati, che consentano a loro volta il pieno rispetto delle misure di distanziamento e la riservatezza richiesta dal sacramento stesso. Nelle unzioni previste nell’amministrazione dei sacramenti del Battesimo e dell’Unzione degli infermi, si chiede anche che «il ministro indossi, oltre alla mascherina, guanti monouso nuovi, cambiandoli dopo ogni singola unzione».
Comunità reale e virtuale
Tra le altre indicazioni pastorali, una, importante, riguarda i fedeli, che «per gravi motivi di età o di salute, sono dispensati dall’adempimento del precetto festivo». A tal proposito si chiede ai sacerdoti di indicare loro «modi adeguati di vivere comunque il Giorno del Signore, anche ma non solo valorizzando la teletrasmissione e diffusione “in streaming” delle celebrazioni, invitandoli a partecipare, se le loro condizioni lo consentono, almeno alla Messa feriale, e di tornare appena possibile a quella festiva».