“Probabilmente queste varianti” di coronavirus “sono in grado di essere trasmissibili anche a una distanza di oltre un metro e 80 centimetri e semplicemente parlando e cantando, non starnutendo e tossendo”. E’ l’ipotesi avanzata da Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco-università degli Studi di Milano, che oggi ha tenuto una lettura magistrale durante il XXII congresso nazionale della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf), online da oggi al 29 gennaio.
L’esperto ha mostrato alcune proiezioni che mostrano come “potrebbe esserci un picco di incremento di infezioni e morti con lo stesso livello di mobilità di adesso fino a giugno, se saltasse fuori una variante in grado di essere trasmessa non più a un metro” di distanza “ma a un metro e 35 cm. Per carità sono proiezioni, ma occorre cautela. I ristoranti – riflette – mi mancano e lo dico con tutta sincerità, ma quando sei in un ristorante in un certo numero di persone, senza mascherina perché quella con l’oblò per la forchetta non è stata ancora inventata”, i rischi ci sono.
“Dobbiamo stare ancora maledettamente attenti. Siamo sospesi in una fase in cui l’epidemia” di coronavirus Sars-CoV-2 “è lì. I metodi di contenimento affannosamente l’hanno mitigata ma non fino in fondo. Ci sono stati ripensamenti, con il ‘tira e molla cromatico’ tra una Regione e l’altra e la rivendicazione di determinate situazioni. Il risultato è che noi rischiamo di dover congelare ancora la popolazione. Ci sono infatti dei parametri che ci possono ancora un po’ allarmare”, afferma.
“Si guardi – indica l’esperto – la soglia di allerta per l’occupazione dei letti per le terapie intensive. C’è un grosso dibattito” su come calcolare questa percentuale “ma varie regioni o province autonome superano questa soglia o ci sono molto vicine. E se vediamo l’andamento settimanale anche qui vediamo che siamo su una realtà ancora mal messa da questo punto di vista. Non ci siamo – incalza Galli – in questo momento ci troviamo in una situazione più stabile che di vera discesa. E il conto sulle terapie intensive si fa anche a saldo dei pazienti che muoiono”.
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