Seduta
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Con 157 voti favorevoli, 82 contrari e un’astensione, l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando l’emendamento interamente sostitutivo ddl n. 1883 conversione in legge del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale. Il testo passa alla Camera dei deputati.
Il provvedimento reca semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia (procedure per incentivare gli investimenti pubblici in relazione all’aggiudicazione degli appalti sotto soglia e altre misure per la ricostruzione nelle aree colpite da eventi sismici); semplificazioni procedimentali (disposizioni in materia di controllo erariale, enti locali e stato d’emergenza, organizzazione del sistema universitario, valorizzazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco); misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell’amministrazione digitale (disposizioni sulla cittadinanza digitale, lo sviluppo dei sistemi informatici della pubblica amministrazione, l’innovazione e la strategia di gestione del patrimonio informativo pubblico); semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy.
Nella seduta di ieri si è svolta la discussione generale. Oggi, in replica i relatori, sen. Sudano (IV-PSI) e Garruti (M5S), hanno ricordato l’importante svolto lavoro nelle Commissioni, che hanno acquisito contributi conoscitivi dalle imprese, dai sindacati, dal mondo accademico. Pur non essendo risolutivo, il provvedimento dà impulso alla ripresa e alla realizzazione di infrastrutture, digitalizza la pubblica amministrazione segnando l’inizio di un nuovo rapporto, veloce e trasparente, con i cittadini, definisce più chiaramente le competenze e assicura tempi certi ai procedimenti. Il sen. Garruti ha negato che la soluzione trovata in materia di responsabilità erariale costituisca un colpo di spugna.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento D’Incà ha presentato un maxiemendamento interamente sostitutivo del decreto-legge, che recepisce gli emendamenti approvati nelle Commissioni riunite con qualche modifica di carattere tecnico, e ha posto la questione di fiducia sulla sua approvazione. Il Presidente del Senato, dopo aver dichiarato improponibile l’emendamento 19.0.76 (recante disposizioni in materia di conoscenze linguistiche nella provincia di Bolzano), ha stralciato la norma corrispondente nel maxiemendamento; ha quindi trasmesso il testo alla Commissione bilancio per l’esame dei profili finanziari. Il Ministro D’Incà ha accolto le modifiche richieste dalla 5a Commissione.
Alla discussione sulla questione di fiducia hanno preso parte i sen. D’Arienzo (PD), Gabriella Di Girolamo, Maria Luisa Mantovani (M5S), Zaffini (FdI), Bergesio (L-SP), Gelsomina Vono (IV-PSI) e Caliendo (FI). Nelle dichiarazioni di voto che hanno annunciato la fiducia, il sen. Renzi (IV-PSI) ha auspicato un piano per le città d’arte; la sen. De Petris (Misto-LeU) ha sollecitato un piano di assunzioni di personale giovane e qualificato per migliorare la pubblica amministrazione e un progetto di riqualificazione delle città per rilanciare l’edilizia; il sen. Mirabelli (PD) ha evidenziato che il provvedimento riduce i tempi senza rinunciare alla legalità, alle tutele del lavoro e dell’ambiente; il sen. Santillo (M5S) ha sottolineato l’ottimo lavoro parlamentare, che si è svolto in uno spirito di collaborazione; ha posto l’accento sulla possibilità di ingenti investimenti e sui nuovi servizi digitali; ha difeso le norme sulla responsabilità erariale e sull’abuso di ufficio. Hanno negato la fiducia i sen. Ruspandini (FdI), Pagano (FI) e Simona Pergreffi (L-SP): pur avendo accolto emendamenti dell’opposizione, il Governo ha perduto un’occasione, mostrandosi incapace di promuovere coesione sociale e di superare la cultura del sospetto. Le semplificazioni sono transitorie, non hanno carattere strutturale (l’opposizione aveva proposto di estenderle fino al 2023) e molte proposte di buon senso non sono state accolte. In dissenso dal Gruppo è intervenuto il sen. Berutti (Misto) che ha parlato di “decreto complicazioni”.
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