L’undicesima edizione di vicino/lontano costruisce e organizza i suoi percorsi a partire dal binomio totem e tabù, come sempre non per dare risposte ma per porre le domande di cui non conosciamo l’esito, per allargare l’area della nostra consapevolezza. Lo fa, e lo ha fatto in passato, dando la parola ad autorevoli studiosi della più diverse discipline, per interrogarli sulle radici, le relazioni, le prospettive dei problemi sempre più complicati, contraddittori e sfuggenti che ci stanno di fronte, senza arrogarsi il diritto del giudizio, ma consegnandone la responsabilità al pubblico che in questi anni ha frequentato il festival. Non a caso Tiziano Terzani è da sempre figura di riferimento non solo del Premio a lui intitolato, ma di un modo di guardare il mondo e di stare nel mondo. E per questo il festival richiama alla memoria e riascolta la voce anche di chi ci ha lasciato importanti messaggi di consapevolezza e di sapienza intellettuale. Così, come era accaduto lo scorso anno per il poeta Federico Tavan, protagonista di un pensiero “divergente”, vicino/lontano 2015 mette in programma una dedica speciale a un altro grande intellettuale del nostro territorio, riservando al suo pensiero un percorso che intreccia e in qualche modo commenta i diversi appuntamenti dell’edizione di quest’anno. Un pensiero che, espresso allora in modo “scandaloso”, contro ogni ortodossia e ogni conformismo, sembra ora parlare con sorprendente attualità alla coscienza di chi vive il tempo presente. A quarant’anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini – osservatore critico e controcorrente di un’epoca, coscienza profetica di un “mondo che cambia” – vicino/lontano ha raccolto alcuni frammenti del suo messaggio, e per tutta la durata del festival ri-legge brevi brani della sua riflessione. L’iniziativa, coordinata da Gianni Cianchi, è realizzata in collaborazione con il Teatro Club e soprattutto con i ragazzi del Palio Teatrale Studentesco Città di Udine-Ciro Nigris, quasi a rappresentare un passaggio di testimone “a contrasto” tra il coraggio di praticare l’unicità e l’indipendenza del giudizio e l’omologazione conformistica al mainstream. Grazie alla collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa e del suo direttore Angela Felice, durante la lettura vengono proiettati alcuni ritratti di Pasolini, opera del fotografo Roberto Villa, che ne ha cortesemente concesso l’uso. Le immagini sono esposte fino al 31 agosto nella mostra “Portfolio Pasolini 1972-1973” a Casa Colussi, sede del Centro Studi. Villa ha selezionato dal suo archivio 36 ritratti di Pasolini, fotografato a Milano nell’autunno del 1972 in occasione di un incontro pubblico al Circolo Turati, dove era stato invitato a discutere della “Libertà d’espressione tra repressione e pornografia” dopo l’uscita del suo film I racconti di Canterbury, continuamente bloccato dalla censura per una presunta offesa al comune senso del pudore. Sono le immagini più sofferte. Gli altri ritratti presenti nella mostra di Casarsa sono stati realizzatati nel 1973, quando Villa seguì in Medio Oriente, su invito dello stesso Pasolini, le riprese de Il fiore delle Mille e una notte. Rimasto con lui tre mesi, ha documentato la lavorazione del film con oltre 8 mila immagini. Da alcuni di quegli scatti, realizzati a colori, sono stati estrapolati in bianco e nero 18 ritratti che danno rilievo alle espressioni, a volte sorridenti, ma per lo più inquiete, del volto scavato di Pasolini. La mostra, al termine dell’esposizione, entrerà a far a parte dell’archivio documentale di Casa Colussi.
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