Vicino/Lontano: la Chang vince il premio Terzani

Premiazione Leslie L. Chang

UDINE. ´Essere a Udine per ricevere il Premio Terzani è per me motivo di gioia, onore e privilegio. L’autrice di “Operaie”, Leslie T. Chang è arrivata a Udine per partecipare ad una serie di appuntamenti inseriti nell’ambito del festival Vicino/Lontano, tra cui la premiazione del Terzani 2011. Una serata fatta di gesti, di parole, di musica e di emozioni. Il Premio Terzani 2011 è stato assegnato sabato sera alla giornalista sino-americana Leslie T. Chang per il suo libro inchiesta “Operaie” (Adelphi 2010), nell’ambito della settima edizione di vicino/lontano. A premiare l’autrice, Angela Terzani, presidente della giuria, e Umberto Ambrosoli, vincitore del Terzani 2010.

´Essere a Udine per ricevere il Premio Terzani Ë per me motivo di gioia, onore e privilegioª. Queste le prime parole di Leslie T. Chang, presente alla serata in suo onore al Teatro Giovanni da Udine. ´Sono contentissima e piacevolmente sorpresa per aver vinto il Premio Terzani. Ho cominciato a lavorare in Asia nel 1993 e ho sempre sentito parlare di Tiziano Terzani come uno dei pi_ importanti corrispondenti di quell’area. Pur non avendo avuto la possibilit‡ di conoscerlo, sono sempre stata attratta dai suoi libri e da “Un Indovino mi disse” in particolar modo. E’ un uomo che ho sempre stimato ed essere qui a Udine per ritirare un premio che porta il suo nome – ha aggiunto Chang – mi riempie di orgoglioª.
Sul palco del Giovanni da Udine è salito anche il sindaco di Udine Furio Honsell: ´Ringrazio gli organizzatori del Premio Terzani perchÈ portano a Udine, da ormai sette anni, una prospettiva sul mondo sempre diversa, che nel 2011 riguarda uno stato della condizione umana come la migrazioneª.
Visibilmente emozionata Angela Terzani: ´L’attività dell’associazione vicino/lontano, ogni anno che passa, ha sempre pi_ senso: nel 2010 è stato premiato Ambrosoli per il suo lavoro “vicino”, quest’anno premiamo Chang per un reportage su un paese “lontano” come la Cina. Una civilt‡ pericolosa per noi – ha concluso la presidente di giuria – che ha avuto un passato drammatico che ora prova a superare cercando un proprio livello di benessereª.

La serata al Giovanni da Udine è stata contraddistinta da uno spettacolo dedicato all’opera di Chang, con le attrici Maddalena Crippa e Chiara Donada che hanno letto alcuni dei passaggi pi_ significativi del libro, con gli allievi del primo anno della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe che hanno interpretato l’esperienza della Chang attraverso pantomime sceniche e con le coreografie di danza curate da Arerarea.

A sottolineare alcuni aspetti della Cina d’oggi sono state le immagini di Tommaso Bonaventura, fotografo dell’agenzia Contrasto, che ha realizzato un reportage ispirandosi al libro di Leslie Chang. La serata è stata condotta dal direttore della Nico Pepe, Claudio de Maglio ed è stata come sempre coordinata da Gianni Cianchi (responsabile per vicino/lontano degli spettacoli e del Concorso scuole) che ha curato anche la riduzione e l’adattamento dei testi.

Questa la motivazione che ha spinto la giuria ad assegnare a Leslie Chang il Premio Terzani 2011: ´Leslie T. Chang – si legge nella motivazione – frequenta per anni alcune giovani operaie che lavorano nei giganti manifatturieri della Cina globalizzata: si cala nelle loro piccole vite, si mette in ascolto, ne registra con mano leggera e discreta sogni, speranze, ambizioni, delusioni e sconfitte; ne percepisce la solitudine vissuta in quella “terra di nessuno”, dove al rischio di perdere la propria identità nell’anonimato della grande fabbrica-città si contrappone la spasmodica volontà di una affermazione tutta individuale, costi quel che costi, purchÈ lontano dal villaggio d’origineª.
´E’ a queste eroine – continua la motivazione -, sedotte dal mercato e in corsa verso il futuro, protagoniste di una nuova tipicità post-socialista, che Chang dà voce, e la sua narrazione – alla maniera della pi_ alta tradizione del giornalismo d’inchiesta – offre, dall’interno e dal basso, una testimonianza efficace e convincente del mutamento, ad altissima velocità, di un intero universo socio-culturale. L’autrice non giudica, non commenta. Tuttavia, all’azzeramento radicale del passato in nome di miti e modelli culturali di importazione,  implicitamente contrappone la ricostruzione per frammenti delle vicende migratorie ed “epiche” della sua stessa famiglia attraverso la Cina, prima e dopo la Rivoluzione, e poi verso la libertà americana. Restituisce così alla narrazione, – conclude la motivazione – a beneficio del lettore, un quadro storico  di riferimento e recupera lo spessore della memoria, salvando dall’oblio – ancora una volta attraverso il racconto di vicende personali realmente vissute – l’immagine, anche simbolica, di un paese ormai lontano da se stesso.

´Sono contentissima e piacevolmente sorpresa per aver vinto il Premio Terzani. Ho cominciato a lavorare in Asia nel 1993 e ho sempre sentito parlare di Tiziano Terzani come uno dei pi_ importanti corrispondenti di quell’area. Pur non avendo avuto la possibilit‡ di conoscerlo, sono sempre stata attratta dai suoi libri e da “Un Indovino mi disse” in particolar modo. E’ un uomo che ho sempre stimato ed essere qui a Udine per ritirare un premio che porta il suo nome – precisa Chang – mi riempie di orgoglio.
Leslie Chang, prestata all’editoria, spiega le ragioni che l’hanno spinta a scrivere un libro: ´Molti giornalisti hanno il sogno di fare il grande salto e di scrivere un libro. Anch’io avevo questo desiderio, ma era molto difficile trovare un tema adatto. FinchÈ ho scoperto il mondo segreto delle fabbriche cinesi. Un argomento molto attuale in questo preciso momento storico
A vicino/lontano, nei giorni scorsi, Angela Terzana ha dichiarato di aver paura della Cina, in quanto il paese si sta sempre più occidentalizzando a scapito della sua identità. Su questo pensiero, Chang si è espressa così: ´E’ vero che la globalizzazzione sta standardizzando tutto e tutti, però credo che il popolo cinese, pur comportandosi e agendo da occidentali, mantenga uno stile di vita, dei valori e abitudini tipiche del suo paese d’origine. Gli ideali – conclude Leslie Chang – restano profondamente cinesi.