– La lunga primavera cinematografica friulana sembra davvero destinata a non esaurirsi: dopo i successi portati a casa, nell’arco degli ultimi mesi, da Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, TIR di Alberto Fasulo e The Special Need di Carlo Zoratti, è di nuovo la commedia cult di Oleotto a finire sotto i riflettori. Più precisamente, i riflettori dei David di Donatello con una doppia candidatura: quella dello stesso Oleotto,
come migliore regista esordiente, e quella di Giuseppe Battiston, come migliore attore protagonista (Battiston, ricordiamo, è candidato anche come attore non protagonista per La sedia della felicità).
Con 50 festival e 12 riconoscimenti all’attivo, tra cui la recentissima vittoria al Premio Verdone («ironia, gusto letterario, poesia» le tre parole chiave della motivazione), il piccolo grande Zoran prosegue dunque il suo
cammino. Un cammino, tanto allegro quanto tenace, che ha coinvolto e coinvolge un team artistico e tecnico perfettamente in equilibrio tra Slovenia e Friuli: dagli attori alle maestranze, dal produttore Igor Prin?i? (Transmedia) alla coproduzione slovena (Staragara), fino al Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e la Tucker Film.
Che cos’è, dunque, Zoran, per chi ancora non lo sapesse? È la storia di Paolo Bressan (Battiston), un quarantenne alla deriva, cinico e misantropo. Un professionista del gomito alzato che lavora di malavoglia in una mensa per
anziani e insegue, senza successo, l’idea di riconquistare l’ex moglie Stefania. La situazione cambia radicalmente con l’entrata in scena di Zoran Spazapan, un sedicenne occhialuto lasciatogli “in eredità” da una lontana parente slovena. Paolo scopre di essere zio e la cosa lo disgusta, anche perché il ragazzino, oltre a parlare un italiano buffamente aulico, presenta chiari sintomi di disagio psicologico. Solo quando il truce Bressan si accorge che Zoran possiede un talento nascosto, quasi magico, la situazione cambia di nuovo…
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